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Channel: Sviatoslav Richter Blog
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"Dialogo sensibile"

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Il Blog per il centenario della nascita di Sviatoslav Richter



D i a l o g o sensibile
riflessioni


Quando nasce il tutto dal profondo dell'animo: il "volo" osservatore...

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di C.Grandis







In questo Centenario Richteriano azzarderei, con grande parzialità ed incompetenza, ad esprimere delle mie riflessioni sul fenomeno Richter, sulla sua MUSICA.

  • Richter, era davvero lo SPECCHIO fedele delle intenzioni (trascritte "nelle e tra le note") d'un compositore?
  •  Si. Le opere che mise in repertorio sono poderose, in tutta la storia del concertismo non ci sono molti che possono starci accanto (...peccato che non gli riuscì come voleva il Secondo Concerto di Prokof'ev: studiò moltissimi pezzi per poi rinunciarne la definitiva "messa in atto"). L'onestà nei confronti dell'opera ESEGUITA era impareggiabile, attraverso quello"stile applicato"che appartiene solo a chi possiede la piena maestria dello strumento, ma ancor più a chi coltiva una cultura che sia 'trasversale', nel suo caso io la definii olistica (non fui il solo, non avrebbe alcun valore la mia opinione, naturalmente). Ecco dunque un Richter che legge OLTRE e DENTRO l'opera, nell'ampiezza metastorico-stilistica, un Richter ancestrale nella sua anima slava, nella ECO irrinunciabile della sala, laddove si svolge quasi un rito messianico, un concerto che sarà non ripetibile. Capitava che per attimi fulminei, Richter cercava dei contatti visivi con qualche ascoltatore delle prime file, SGUARDI senza distrazione alcuna, egli percepiva con una sensibilità quasi d'un rettile la temperatura della sala, ma umilmente ricercava SOLO la musica. Molti mi hanno raccontato circa le sue generose "dediche specchiate", ragionevole il suo "suono per me stesso", incomprensibili quel solipsismo che certa critica ha attribuito a Richter, come da un altro lato le opinioni, che sono tali, di un Alfred Brendel che nel suo "Il velo dell'ordine" (Adelphi Ed. 2002, Conversazioni con Martin Meyer) scambia l'oggettività del geniale pianista ucraino per limitatezza di libertà, quasi che Richter fosse un lettore di pentagrammi, estremo nelle sue posizioni notarili, indietro agl'anni cinquanta etc. Io, purtroppo, non ho mai ascoltato Richter in sala, solo per un caso mancai ad un suo concerto a Padova nel 1991, il cui programma dedicato ad Oleg Kagan, interamente bachiano. Non sono affatto sordo, i dischi quasi tutti "live" mi danno un impressionante Richter che si addentra nell'opera e che svela scenari assolutamente inediti, sebbene quelle siano le stesse note di Brendel, appunto, del grande Arrau o quelle del grandissimo Radu Lupu. In certo momento in César Franck il color 'seppia' sembrava per Richter parte integrante, se non indispensabile, per la riuscita dell'esecuzione, importante quanto gli spazzi tra le note: quel miracolo così sconvolgente, quanto irriproducibile, diventava tono di un paesaggio, colore ma anche sogni d'infanzia, dame vestite di bianco! (leggete il libro di Jurij Borisov, le associazioni sono folgoranti!). Per chi era CON LUI, la geniale visione della sua MUSICA diventava (e diventa ancora!) TOTALIZZANTE: l'opera mediata dal suo genio avrebbe portato a delle "riflessioni speculari" sconvolgenti nell'ANIMA. L'onestà delle sue registrazioni dal vivo, ridanno miracolosamente senso a tutto quanto...C'è tutto. Basta saper ascoltare.

"Con pienezza di sensibilità": quella acuta osservazione di Maderna è applicabile a TUTTO RICHTER.



C.G.

Quel Bach a S.Margherita, di M.Remaggi

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Un'immagine "dinamica" suggestiva

    Quel   B   A   C   H  
    aSanta Margherita


        di Marina Remaggi, pianista


      Il mio incontro ravvicinato con Richter, per noi pianisti come un faro in un mare in tempesta, fu a Santa Margherita durante un suo soggiorno. Tenne un concerto privato per gli allievi del Conservatorio, nella sala congressi dell'Hotel dove alloggiava. Naturalmente suonò sul suo pianoforte che aveva portato con se in vacanza.

      Eseguì le Suites Francesi di Bach (il concerto durò due ore). 1]

      Avevo già ascoltato dei concerti di Richter, ma quel giorno, seduta nelle prime file, fu straordinario!

      Chiusi gli occhi e non sentii più un pianoforte ma un'orchestra barocca. Come riusciva a differenziare i timbri ed il colore delle varie parti a tal punto da renderli simili a violini o corni…!?
      Tutto era in tale armonia ed in equilibrio da evocare il sublime.

      Richter confessò a Lidiadi non essere soddisfatto, perché il suo pensiero si era concentrato sull'idea di una "saponetta"!!!

      Per quanto riguarda l'esecuzione di Bach mi viene in mente una citazione dal libro  "Gödel, Escher, Bach"2].  Come per  i nastri magici di Escher, nei quali la mente non riesce a vedere contemporaneamente la concavità o la convessità ma è obbligata a scegliere una modalità di visione,  così nell'ascolto di una fuga la mente deve scegliere se seguire la parte o il tutto.
      Bene, nelle sue esecuzioni bachiane,  Richter pare proprio abbia superato questo problema: la parte è la chiave per l'ascolto del tutto. 

      Marina Remaggi


      1]Nota: Centro congressi del "Grand' Hotel Miramare" di Santa Margherita: 28 Gennaio 1991. Bach: Suites Francesi 2, 4, 6 e Ouverture Francese BWV 831
      2]"Gödel, Escher, Bach: un'eterna ghirlanda brillante", libro di Douglas Hofstadter.

      "C'é voluto Andreotti" di P.Meneghini (Richter a Vicenza 1986)

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      Il Blog per il centenario della nascita di Sviatoslav Richter
      "C'é voluto Andreotti" di Paolo Meneghini 
      (Richter a Vicenza 1986) 

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      Documentazione di C.Grandis i cui diritti si rimandano a© 2010 Edizioni Società del Quartetto di Vicenza www.quartettovicenza.org

      "À la mémoire de Nina Dorliak" 2015 (video)

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      ND


      À  la  m é m o i r e  
      de  N i n a  D o r l i a k

      17 Maggio 1998 17 Maggio 2015






      Documentari in russo1]  2]

      Novità Editoriali: "Richter: Scritti, taccuini, conversazioni" - Il Saggiatore 2015

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      L'editoria italiana per (il centenario della nascita di) Sviatoslav Richter

       Novità Editoriali
      "Richter: Scritti, taccuini, conversazioni" 
      Il Saggiatore 2015



      Finalmente é in uscita per i tipi de "Il Saggiatore" la versione italiana del libro di 
      Bruno Monsaingeon






      "Svjatoslav Richter - Bruno Monsaingeon: Scritti e conversazioni"


      Il Saggiatore

      Milano, 2015; br., pp. 464, cm 24x12.
      (La cultura. 1).

      collana:La cultura.
      ISBN: 88-428-2060-1- EAN: 9788842820604

      Si può già prenotare in alcune librerie specializzate, come Libro Co. Italia

      libroco

      Paustovskij and Richter: ‘A log hut in the forest’

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      Il Blog per il centenario della nascita di Sviatoslav Richter



      K. P a u s t o v s k i j                 S. R i c h t e r



      Konstantin Georgievič Paustovskij

      Константин Георгиевич Паустовский

      1892 ~ 1968








      Pages 72-74, from:

       THE IMAGERY OF NATURE IN THE PROSE WORKS  OF K. PAUSTOVSKY

       by  KAREN ETRESIA
      HELENA KRAMER


      submitted in accordance with the requir working for the degree of
        
      Doctor of Literature and Philosophy in Russian

      at the

      UNIVERSITY OF SOUTH AFRICA

      PDF 

      [...]


      In an account of his personal attachment to the Meshchora region, Paustovsky depicts the impact that the ‘backwoods’ (1982, 3: 244) had on his discovery of new meanings of words depicting the concepts of touch, smell and visual sense. Paustovsky’s prose works are characterised by different writing styles. In his short stories and novels the topics are conveyed through the characters’ words or actions, through which they present their own interpretations. In his essays such as those contained in The golden rose.
      Paustovsky  assumes  the  role of  the narrator  and  performs  a directing function by  expressing his  own  opinions  and those  of  fellow  Russians  with regard to the state  of  Russian forests.  During  the  first  summer  that  he  spent  in the  Meshchora  region he was  reacquainted  with the  language  of  this  region, and with the  natural  phenomena typical  of  Central Russia.  He  explains  how  one  word describing  forests, namely ‘backwoods’, had  a  profound influence  on his  writing  and  enriched the  forest  imagery  in his works.


      Первое  лесное  слово,  какое  меня  совершенно  заворожило,  было  –  ‘глухомань’  […] я  впервые  услышал  его  […]  от  лесников.  С  тех  пор  оно  связано  в  моем представлении  с  дремучим,  замшелым  лесом,  сырыми  чащами,  заваленными буреломом,  с  йодистым  запахом  прели  […],  с  зеленоватым  сумраком  и  тишиной. (1982, 3: 244)

      The  first  forest  word  that  completely  charmed  me was  ‘backwoods’  […]  For  the  first time I  heard it  [...]  from  the  forests  guards.  Since  then,  my  imagination  would  associate  it  with a thick,  moss-covered  forest,  with  damp  thickets,  heaped  up  with  wind-fallen  trees,  with the iodic smell of rotten stumps […] with a greenish twilight and silence.



      Besides  demonstrating  how  the  woodlands  of  the  Meshchora  region enriched his  use  of the  Russian language, the  author  also considers  how  the  woodlands  have  been a  major inspiration to Russian composers, painters  and  writers.  Paustovsky  uses  the  example  of Tchaikovsky, and  a  pianist,  Sviatoslav  Richter,  to  illustrate  the  influence  of  woodlands  on their  music.  In  A tale of woods  one may  find a  number  of  quotations  where  this  is  stated in respect of Tchaikovsky:


      Он  никогда  не  ждал  вдохновения.  Он  работал,  работал,  как  поденщик,  как  вол,  и вдохновение рождалось в работе … больше всего ему помогали леса […]

        […]  Он  без  остатка  отдaл  свое  сердце  России  –  ee  лecaм  и  деревушкам,  околицам, тропинкам  и  песням.  Но  с  каждым  днем  его  все  больше  мучает  невозможность выразить всю  поэзию своей страны […] 

      Он  знал,  что  сегодня,  побывав  там,  он  вернётся  –  и  давно  живущая  …  тема  о лирической  силе  этой  лесной  стороны  перельётся  через  край  и  хлынет  потоками звуков. (1982, 3: 7-8)


      He never  waited  for  inspiration.  He  worked,  worked, like  a  day-labourer, like  a  bullock, his inspiration thrived while he was working … most of all, the forests helped him […] 

      Without  keeping  anything  back  he gave his heart  to  Russia,  to  its forests,  its hamlets, village  fences,  paths  and  songs.  But  with  each  day  the  impossibility  of  expressing  all the poetry of his country tormented him […]
      He knew  that  today  after  he has been  there [Rudoy  Yar]  he will  go  back  –  and the  long living  …theme on  the  lyrical  force  of  this  forest  land  will  flow  across  the  country  and will  surge  with flows  of  sounds.

      The quoted passages show that Tchaikovsky was deeply influenced by Russian nature and strove to convey the essence of the Russian forests. These excerpts also serve as illustration of a vital link between the forests and Russian culture; as they are shown as an inspiration of art.

      A similar link of nature to the nation’s culture features in the short story ‘A log hut in the forest’ ("ИЗБУШКА В ЛЕСУ") 1960  link AUDIO  where the author describes the close relationship of the pianist Sviatoslav Richter with the Russian forests. A first person narrator, one can assume that it is the author, tells a story of a boat trip on the Oka River. During this trip he meets an old buoy-keeper, Shashkin, who shows him a wooden house in the forests on the shores of the Oka River where Richter used to play his piano during the summer holidays. In these woodlands the pianist was able to give free rein to his performance. Sashkin tells the narrator that, through listening to Richter, he was able to understand the way in which music can make a person aware of ‘godliness’, of something that transcend the everyday existence of people. Shashkin’s story is as follows:

      Так вот слушайте, как я до понимания музыки дошел. Простo, скажу, по счастливому случаю […] Ночь была июньская, как сейчас, […] Он был густой…, можно сказать, лес – весь стоит в темноте, в росе, в тишине […] и вдруг […] будто меня обожгло:  из леса, из той темноты и тишины зазвенели будто сотни колокольчиков. Таким, знаете, легким переливом, а потом рассыпались по лесу, будто голубиная стая по грозовой туче.   И запел лес […]. (1983, 6: 556)

      Listen how I reached the understanding of music. Just, I will say through a happy event […] It was a night in June as now […] it was dense, the forest … everything stands in darkness, dew and silence…  And suddenly I felt as if something burnerd me:   from the forest, from this darkness and silence rang as if a hundred small bells. With such a light modulation and spread out over the forests like a flock of doves along a storm cloud.

      [...]

      La presentazione del libro "Richter, Scritti e conversazioni" a RAI RADIO 3

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      L a  p r e s e n t a z i o n e   d e l   l i b r o  
      a

      R a d i o   T r e   S u i t e




      Trasmissione radio del 30 maggio 2015



      Il Saggiatore 2015

      con Andrea Ottonello e Milena Borromeo


      Dallo "scrigno" di Olga Perol...(altra foto rara)

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      Il Blog per il centenario della nascita di Sviatoslav Richter

       Dallo scrigno di Olga Perol...


      Un'altra rarissima foto di Richter 
      col direttore d'orchestra Arvid Jansons




      (retro della fotografia)

      ALTRE FOTOGRAFIE CONDIVISE NEL FORUM RUSSO DAOLGA PEROL

      Dal post relativo ad ARVID JANSONS (già pubblicato nel Blog: link accanto) sembrerebbe che la fotografia sia riferibile ad una prova effettuata a Leningrado nel 1953 ca.

       
      Большое спасибо, уважаемая Ольга!
      Коррадо (Грандис)

      Alla ricerca del tempo perduto (Proust)

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      Il Blog per il Centario della nascita di Sviatoslav Richter


      [..] Cercate di conservare sempre un lembo di cielo sopra la vostra vita, fanciullo mio, diceva voltandosi verso di me. Voi avete un'anima bella, d'una qualità rara, una natura d'artista, non lasciatele mancare ciò di cui ha bisogno. [..]

      (Dalla parte di Swann)

      M a r c e l   P r o u s t

      À la recherche du 
      temps perdu



      Un'opera letteraria che Richter adorava

      ◇◇◇

        • "l’opera d’arte è uno strumento di mediazione tra essenza universale e esperienza individuale, quale unica forma […] in grado di fissare in eternità l’attimo fuggitivo"

        ________________


        • “L’arte è forma dell’immortalità perché raccoglie in unità ciò che la vita disperde, dissemina inconsapevole, e non occupandosi del tempo è in grado, ponendo nel presente il passato, di dare al presente un futuro infinito”

        _______________


        • L’artista (tutti i tipi di artista: sia Bergotte che Vinteuil che Elstir)è “il solo in grado di moltiplicare, per noi e per gli altri, quell’unico mondo che i nostri occhi possono vedere”



        da Liliana Rampello, La grande ricerca. Saggio su Proust, Pratiche, Parma 1994. Pag.34, 42, 80.
        In: Valentina Corbani – Saggi sparsi su Proust www.LaRecherche.it 

        (Dalla parte di Swann)


        Boris Pokrovskij e "Il giro di vite" con Slava - 1984

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        Il Blog per il Centenario della nascita
        "Il giro di vite" di Britten

        B o r i s
        P o k r o v s k i j

         
        ТАСС/Александра Чумичева



        Con Boris Pokrovskij nel 1984 - Prove del "Giro di Vite" di Britten.



        - La natura dell'arte operistica era la sua intima anima; ed oserei dire, il suo grande dono.


        Boris Aleksandrovich Pokrovskij diceva che dopo il loro lavoro su Britten, Richter gli era entrato nella sua coscienza, al fianco di Stanislavskij.


        - Venne nel mio teatro, e da subito fece proprie (le imparò!) tutte le regole sulla regia... Così iniziammo a fantasticare... Lui non solo mi faceva vedere le messe in scena, ma egli stesso le eseguiva come fosse un attore (!)... Dunque mi dica ora chi, in questa "alleanza", poteva essere l'insegnante e chi il regista.

        Trad. amatoriale ad uso personale di C.G. Da: PUŠKIN-MUSEUM/KONSTANTA: Vspominaja Svjatoslava Richtera. Anche in "Musejon", la casa museo di Richter. Traduz. Valerij Voskobojnikov: LINK




        
        

        Evgenij Bushkov, direttore a Minsk

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        E v g e n i j   B u s h k o  v


        L'attuale direttore artistico dell'Orchestra di Minsk (Bielorussia) racconta i primi incontri con Richter...

        [..]

        L'Orchestra all'epoca era guidata da Yuri Tsiryuk, del quale ne sentii parlare assai positivamente. L'ensemble suonò un bellissimo Concerto di Haydn nella prima parte, poi proseguì a suonare bene la musica nella seconda parte. Rimasi scioccato: non si trattava solamente d'una qualità, ma anche di un suono molto vivace. In quegli anni, una tale profondità di contenuti musicali, a mio parere, non riuscì realizzarla neanche i "Virtuosi di Mosca". Questo concerto venne ripreso anche nella Sala Grande del Conservatorio di Mosca. (..)   Mia madre Zorya Shakhmurzayev apparteneva ad una ristretta cerchia di musicisti vicini a Natalia Gutman ed Oleg Kagan, loro stessi tra i più vicini a Richter. Abbiamo trascorso l'estate insieme a Zvenigorod, vicino a Mosca. Dovunque i musicisti stavano, la loro musica risuonava per quasi tutto il giorno. La prima volta che ci andai avevo 14 anni. In seguito passai l'estate nei pressi di Zvenigorod per otto anni. Vi suonavano ogni estate Natalia Gutman, Vladimir Skanavi, Oleg Kagan, ci venne anche Yuri Bashmet. Degno di nota è il fatto che i primi due anni, tra le montagne Nicol, venne al nostro festival Richter. La sua dacia distava 12 km da Zvenigorod e lui amava raggiungerla a piedi. Nel primo anno ci venne solo per vedere come stavano i suoi colleghi più giovani. Nel secondo suonò. Nella Scuola di musica di Zvenigorod assistetti così ad un recital di Richter, che diede di fronte ad una sala di 60, 70 persone. Di questi concerti conservo anche una registrazione amatoriale su nastro. Avvenne a cinque passi da dove stavo seduto e Richter, su un piccolo pianoforte "Ottobre Rosso", dava un recital con opere di Schumann, Brahms, Rachmaninov, questo fu incredibilmente impressionante. E per Richter la posizione, la qualità del pianoforte o dimensione non importavano, egli suonava sempre al massimo livello. Gli spettacoli si svolgevano all'inizio d'autunno, e per il fatto che in una piccola stanza c'erano un sacco di persone, il portone rimaneva aperto. La pioggia cadeva, l'acqua che scorreva giù per le grondaie, e la musica di Rachmaninov, le Etudes, si adattava perfettamente a quella atmosfera grondante di pioggia. Rimasi nella stanza e la sera, quando nella stessa piccola stanza di musica in Zvenigorod Richter, Kagan e Gutman suonarono quel programma che pochi giorni prima aveva suonato nella Sala Grande del Conservatorio. [..]

        Minsk Magazine (link sopra). Trad. amatoriale ad uso personale di C.G.




        D.Terechov (da "Richter e suo tempo")

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        Il Blog per il Centenario della nascita di Sviatoslav Richter



        D m i t r i   T e r e c h o v
         scrittore e pittore












        (..) Sondare i geni é un azzardo. Generalmente, al primo sguardo ci si confonde. Eppure sta qui, nel viso, nel suo volto assai espressivo (lett. "nella sua umanità, ndt.), in cui non c'è nulla di così prevedibile o sorniona apparenza,  a cui solitamente siamo abituati. Una persona così è magnetica, ma non si limita tutto a questo. 


        Era (Richter) estremamente forte e robusto. Il naso sottile, la sua bocca stretta, socchiusa, alcun segno tradiva la sua fronte, sovraccarica di un lavoro incessante e di idee.

        (..) Con i suoi capelli tagliati corti ed ordinati appariva quasi un bambino che va a scuola (..) 

        Sembrava un uomo anziano ed un ragazzo allo stesso tempo (..).

        In  pochi sono stati coloro che hanno scisso quel muro impenetrabile,  del suo autoisolamento, che costituiva la sua estraniazione, dov'era racchiuso, ad interrogarsi costantemente, nelle sue intime sofferenze.

        (..)

        Leopold Stokowski scrisse di lui:
        ''nessun'altro, come Beethoven, ha taciuto così agli uomini,,

        Così, la sua voce era pacata, parlava in modo discontinuo, trattenendo appena la parola.
        Sembrava che parlasse e, allo stesso tempo, provasse a respirare attraverso la bocca, come con un alito di fiato.



        •••⬇

        Nota biografica: Terechov, Dmitri Fedorovich, artista, scrittore e biografo (n.1936) era nipote di Anna Ivanovna Troyanovskaya.
        Fu grazie a quest'ultima, nota pittrice ed amica di Richter, che l'undicenne Dmitri incontrò Sviatoslav Richter. Questa conoscenza crebbe in un'amicizia che durò fino alla morte di Richter.




        Tutti i diritti sono riservati ai legittimi proprietari. In questo Blog OGNI citazione o riproduzione di brani/foto/immagini o di parti d'opere sono UTILIZZATI a soli fini di ricerca scientifico-artistica, il cui utilizzo avviene secondo finalità illustrative o di discussione e per fini NON commerciali. Nessun Adsens è ammesso, come altre forme lucrose. Il Direttore, Corrado Grandis. Traduz.non prof. ad uso personale di CG.


        Терехов, Дмитрий Фёдорович. SOGLASIE 2002 ©"Richter i ego vremya: Zapiski khudozhnika. Neokonchennaya biografiya″. ("Рихтер и его время". Записки художника. Неоконченная биографияфакты, комментарии, новеллы и эссе)




        

        La piccola Nina (foto 1911)

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        Il Blog per il Centenario di Sviatoslav Richter

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        La piccola Nina con il papà


        "Felicitazioni alla nostra cara mamma"

         24 Gennaio 1911

        ■■■


        Il padre di Nina Dorliak si chiamava
        Lev Fabianovic Dorliak, nato nel 1875, ed era un finanziere. Questi morì giovane, nel 1914 a soli 39 anni, lasciando la moglie Ksenia (cantante lirica) e i due figli, Nina e Dmitri, ancora piccoli. Il futuro della famiglia cambiò drasticamente...


        Bassorilievo di Theofil Richter (2013)

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        Il Blog per il Centenario della Nascita di Sviatoslav Richter

        T h e o f i l    R i c h t e r



        Chiesa Luterana di San Paolo a Odessa



        Bassorilievo - 2013

        1916: Questo fu l'hanno in cui T.R. fu incaricato a rivestire i ruoli di organista in questa chiesa tedesca e di insegnante presso il Conservatorio della stessa città di Odessa. Tra i suoi allievi figurarono la futura moglie di David Oistrach, Tamara Ivanovna Rotarëva, e Natalia Sergeevna Verbitskaja (Zavalashina) con la quale Svetik strinse una lunga amicizia, di cui il Blog ha già ampiamente documentato (vedi etichetta)

        Luca Segalla: L'incandescenza di Sviatoslav Richter ("MUSICA 259")

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        Centenario della nascita di Sviatoslav Richter

        „L'incandescenza di Sviatoslav Richter„

        di Luca Segalla



        Incipit del PDF gratuito della Rivista "Musica" no.259/Settembre 2014. Fonte: Zecchini.com ©



        Su Sviatoslav Richter bisognerebbe scrivere un romanzo. E` stato il pianista del XX secolo, come Liszt e` stato il pianista del secolo XIX. Il suo repertorio sterminato, l’impronta indelebile che lasciava in ogni interpretazione, l’istinto della tastiera, la capacità quasi demiurgica di accendere l’entusiasmo, se non il delirio, del pubblico. Richter era tutto questo. Aveva il coraggio di affrontare la musica contemporanea e di proporla al suo pubblico adorante. Fu uno dei primi grandi interpreti, insieme a Gilels, delle sonate di Prokofiev, fu il dedicatario della Sonata n. 9 ed il protagonista della prima esecuzione pubblica, nel 1940, della Sonata n. 6, qui rappresentata da una registrazione del 1966. Per non dire dei Preludi e fughe di Shostakovich e delle pagine  di Hindemith e di Szymanowski. Se il suo Novecento si fermava agli anni Cinquanta, e` sorprendente pero` notare come molte pagine novecentesche entrarono nel suo repertorio solo dopo i settant’anni, come la Suite «1922» di Hindemith, le "Variazioni op. 27" di Webern e la "Piano Rag Music" di Stravinski, le cui uniche registrazioni esistenti risalgono al 1989. Il fatto e` che Richter era uno straordinario lettore a prima vista, un pianista onnivoro che non si stancava di arricchire il suo repertorio arrivando anche a mettere da parte pagine ben collaudate in concerto per lanciarsi all’avventura con nuovi lavori. Non era certo un pianista che si risparmiasse i rischi, Richter, navigando nelle acque sicure delle pagine che aveva sotto le dita da anni: nei recital, poi, prendeva rischi pazzeschi e le note false in certe serate erano un diluvio incontrollabile (a parte i proverbiali buchi di memoria, che lo afflissero anche nel pieno del vigore fisico), eppure le note false, nelle serate di grazia, non contavano nulla a fronte del fuoco che riusciva a scatenare sulla tastiera.



        […]
        Il cofanetto di 33 CD pubblicato dalla Decca offre l’occasione per tornare a riflettere sull’arte di uno dei piu` grandi pianisti del XX secolo, forse il piu` grande







        Nota: Le fotografie, di provenienza russa, non sono incluse nell'originale impaginazione dell'articolo.

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        Elisabeth Leonskaja ricorda Maestro (da video)

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        Elisabeth Leonskaja  ricorda  M a e s t r o

        Spigolature riassuntive tratte da una videoconferenza con Elisabeth Leonskaja di
        Natalia Tambovskaja


        ◆◆◆◆
        Budapest 1967
        • All'epoca in cui E.L. era sposata con Oleg Kagan, Richter stava provando le Sonate di Franck, Bartók e Prokof'ev e con tutta la modestia che gli apparteneva Richter chiedeva ad Oleg qualche consiglio (si sa come Maestro stimava Oleg!). Fu così che loro due entrarono in casa di Richter e di Nina Dorliak. 

        • Il Maestro era sempre molto gentile, ma rispettava scrupolosamente certi suoi principii, per esempio quello di rispondere accuratamente a tutti i messaggi e agli auguri di Capodanno

        • (Richter) non voleva insegnare (E.L. racconta come dal Conservatorio gli veniva chiesto ogni tanto di ascoltare qualche giovane). In seguito, quando Richter finalmente accettò, lo pregarono di scrivere una domanda (una formale richiesta), ovvero quella di entrare nel corpo docente. Richter rispose che lui non stava chiedendo nulla, semmai LORO volevano chiedergli qualcosa, per cui non se ne fece nulla. 

        Nonostante questo, provava per molto tempo   nella sua abitazione (e questo per circa due  mesi!)  il Concerto da Camera di Alban Berg, interrompendo le prove solo per offrire ai giovani qualche spuntino e del the. 
        Paragonandolo con altri bravissimi insegnanti del Conservatorio, Elisabeth Leonskaja afferma come Richter fosse "situato in altre sfere"

        • E.L. afferma come Richter parlasse in modo molto semplice, trasmettendo concetti molto profondi. Tuttavia, non amava le discussioni sulla musica.

        • Più volte E.L. ripete come Richter fosse stato educato secondo un'educazione germanica delle migliori tradizioni; che R. era un uomo ed un musicista di un'ALTRA CULTURA, fors'anche per la sua completa conoscenza di tutte le opere di Wagner, suonate a quattro mani con Anatolij Vedernikov. Afferma che il suo immenso repertorio superava i limiti di quello pianistico

        • A casa sua, dice Elisabeth L., amava organizzare ascolti di registrazioni, letture di poesie, ed infine "persino delle feste ballanti", "alla viennese". Lisa ebbe l'onore di danzare il valzer con il Maestro. 

        • Per Lei, Richter era sempre, come anche Nina, felice di ricevere gli amici (come lo si deduce anche dal film di Bruno Monsaingeon).

        • Tra i direttori (d'orchestra) preferiva senz'altro Kondrashin, mentre era molto riservato nei confronti di (Herbert) von Karajan, dopo la famosa registrazione del Triplo Concerto.

        • Alla domanda perché Richter più volte, in occasioni diverse, non si fosse opposto in modo clamoroso, Lisa risponde che "semplicemente non amava gli scandali"


        AVVERTENZA →Trattasi di un INCOMPLETO RIASSUNTO di ALCUNI momenti salienti dell'intervista: a breve il post verrà completato.
        Traduzione dal russo di Valerij Voskobojnikov/Rev. di C.G.


        [link al video]

        Gennadij Zypin: "Nirvana" musicali

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        Il Blog per il Centenario della Nascita di Sviatoslav Richter
         G e n n a d i j   Z y p i n

        da"Ritratti di pianisti sovietici". Mosca 1980. ("Sovetskij Kompozitor". Traduzione italiana di Maria Rosaria Boccuni, in "Symphonia" no. 10)



        (Estratto)

        "NIRVANA" MUSICALI

        Richter ha sempre amato, come in un baleno totalmente trasfigurante, condurre gli ascoltatori nel mondo delle configurazioni sonore isolate,  sommesse, dei "nirvana" musicali, delle meditazioni raccolte. In quel mondo segreto e di difficile accesso,  dove soprattutto il materiale dell'esecuzione - tutto l'involucro della fattura,  l'intreccio,  la sostanza e il rivestimento - svanisce improvvisamente, cedendo il posto soltanto ad una forte irradiazione spirituale. Tale è il mondo di Richter in molti Preludi e Fughe del Clavicembalo ben temperato di Bach, nelle ultime opere pianistiche di Beethoven (prima di ogni altra nell'Arietta dell'op. 111), nelle parti lente delle Sonate di Schubert, nella poetica filosofica di Brahms, nei raffinati quadri sonori di Debussy e Ravel. [..]




        CONTRASTI SHAKESPEARIANI

        Così il vigoroso "fortissimo" sta accanto al più ammaliante "pianissimo"...Da che mondo è mondo è noto che nel concertismo, sia pianista, violinista, o direttore   è interessante l'ampiezza, la ricchezza, la varietà della tavolozza delle sue sensazioni. Pare che la grandezza di Richter concertista non risieda solo nell'intensità delle sue emozioni, rilevabile soprattutto in gioventù e negl'anni '50 e '60, ma propriamente in quei contrasti shakespeariani, nella gigantesca varietà del tocco: la furia - profonda filosofia, slancio estatico - l'acquietamento e il sogno, l'azione attiva, l'intensa e complessa autoanalisi.

        [..]


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        Richter sull'Appassionata di Beethoven (1969)

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        Il Blog nel Centenario della nascita di Sviatoslav Richter



        R i c h t e r sull'Appassionata di Beethoven



        L'artista deve cercare di immergersi nella musica del compositore,
        nel sentimento dell'epoca
        e di caratterizzarla al meglio.

        S.Richter




        Da: "I pianisti parlono". Rivista russa  MUSICA (edita nel 1990) *




        All'inizio del 1969, subito dopo il suo ritorno da una tournée all'estero, e quasi all'indomani della sua ripartenza,  Sviatoslav Teofilovic Richter ha gentilmente risposto alla mia richiesta: parlare della Sonata Op.57 di Beethoven ("Appassionata").  (..) D.Blagoij


        • A Vostro avviso, quale ruolo occupa la Sonata Op.57 di Beethoven, in quale modo Voi vi approcciate a questo lavoro?


        - L'"Appassionata", mi sembra, occupi un posto assai particolare, unico tra le altre opere di Beethoven. Voi potreste parlare, in linea generale, delle Sonate del primo  periodo del compositore, così differenti per straordinaria freschezza, giovinezza, per la loro spontaneità, certamente ciascuna di loro è unica. Devo aggiungere che alcune di queste Sonate come la Settima, l'Undicesima, la Terza, e in certa misura la  "Patetica", mi sono particolarmente care e vicine (però questo è soggettivo, come per le altre più tardive).
        In ogni modo, potreste ugualmente parlare d'un certo numero di peculiarità che accomunano le ultime Sonate di Beethoven, che, come opere mature, sono dei lavori più oggettivi, e continuo a pensare siano queste veramente le creazioni più perfette del compositore (in particolare la Sonata Op.111, d'impatto certamente unico), che non vogliono né necessitano di essere comparate....In qualità di interprete, direi che si tratta di un "mostro", che resta in eterno "tra Scilla e Cariddi"...


        • Come Voi percepite razionalmente quel clima sfaccettato nella musica dell'"Appassionata", in particolare in relazione alle parole stesse di Beethoven su "La Tempesta" di Shakespeare?


        - Attualmente, dopo una pausa di dieci anni - un tempo l'ho suonata molto, forse anche troppo, sembra, e per questo l'ho accantonata per così tanto - nel suonare la Sonata Op.57 avrei qualcosa da dire sul clima di questo lavoro. 
        Penso che tutti qui ci vediamo la notte.  Mi ricordo delle parole di Heinrich Gustavovic Neuhaus, il quale immaginava il secondo movimento della "Appassionata" come un lago di montagna... Ha fatto una connessione assai precisa e acuta: infatti, io ci vedo come se delle stelle, misteriose e scintillanti, fossero riflesse in un lago di montagna...






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        Richter, il Michelangelo del piano...di Paolo Isotta

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        Nasceva cent'anni fa il grande musicista: sfide, ricordi e i compositori più amati
        R i c h t e r,il Michelangelo del piano genio nell'URSS della guerra fredda



        Di Paolo Isotta



        26 Giugno 2015, Corriere della Sera
        Ave­va il suo­no del più mas­sic­cio e più bel mar­mo di Car­ra­ra, il so­vie­ti­co Svia­to­slav Teo­fi­lo­vic Ri­ch­ter, e que­sto lo sta­glia­va più vi­ci­no a un Mi­che­lan­ge­lo che a qual­sia­si al­tro pia­ni­sta suo coe­vo. Na­to a Ži­to­mir, in ter­ra ucrai­na, il 20 mar­zo del 1915, fu dun­que scul­to­re al pia­no­for­te. All’Oc­ci­den­te di lui pra­ti­ca­men­te igna­ro, lo ri­ve­lò nell’ot­to­bre del 1960 l’ese­cu­zio­ne e la re­gi­stra­zio­ne del Se­con­do Con­cer­to di Brahms con l’Or­che­stra Sin­fo­ni­ca di Chi­ca­go di­ret­ta nell’oc­ca­sio­ne da Eri­ch Lein­sdorf, stre­pi­to­so so­sti­tu­to all’ul­ti­mo mo­men­to del leg­gen­da­rio Fri­tz Rei­ner. Sul dor­so del­la cu­sto­dia ros­sa del tren­ta­tré gi­ri RCA, Clau­dia Cas­si­dy, cri­ti­ca del «Chi­ca­go Tri­bu­ne», te­st­mo­niò che «da quan­do l’ar­te so­vie­ti­ca ha aper­to le por­te al mon­do oc­ci­den­ta­le i vir­tuo­si rus­si in tour­née ci an­da­va­no di­cen­do: “Aspet­ta­te di sen­ti­re Ri­ch­ter!”». Lui, già leg­gen­da in pa­tria, sve­lò ol­tre­cor­ti­na una pos­san­za so­no­ra in fat­to mai espe­ri­ta.

          Vla­di­mir Ho­ro­wi­tz, che del pia­no­for­te - fra gli al­ti e i bas­si del suo umo­re - è sta­to il dio ri­co­no­sciu­to in ter­ra, pa­re di­ces­se che dei pia­ni­sti rus­si fos­se Ri­ch­ter l’uni­co a pia­cer­gli; e co­sì do­ve­va es­se­re: lui co­sì lu­ci­fe­ri­no sep­pur dai trat­ti su­bli­me­men­te fan­ciul­le­schi, Ri­ch­ter al con­tra­rio d’una tra­vol­gen­za sem­pre so­ver­chian­te. Una tec­ni­ca dal­la roc­cio­si­tà ta­le che og­gi ha pa­ra­go­ni pos­si­bi­li, mi pa­re, so­lo nell’ita­lia­no Fran­ce­sco Li­bet­ta e nel rus­so Ar­ca­di Vo­lo­dos. In quel Se­con­do di Brahms è im­pres­sio­nan­te l’at­tac­co, a bat­tu­ta 11, del­la ca­den­za ini­zia­le av­vi­ta­ta a di­ta nu­de nel­la pie­tra d’una ta­stie­ra che suo­na di la­va in­can­de­scen­te; e a par­ti­re da quel La na­tu­ra­le bas­so, in­chio­da­to col mi­gno­lo del­la ma­no si­ni­stra, una se­rie di frec­cia­te ver­so l’al­to co­me le spi­re d’un ci­bo­rio slan­cia­to da ter­ra a cie­lo e a ter­ra ri­piom­ban­te ad am­man­ta­re di sé la glo­ria del Cor­po del Si­gno­re. Per non di­re d’al­tri con­si­mi­li epi­so­dii e del­le ter­ri­fi­can­ti se­di­ci bat­tu­te in sot­to­vo­ce pia­nis­si­mo e le­ga­to, piaz­za­te in mez­zo all’Al­le­gro ap­pas­sio­na­to, te­mu­te da chiun­que sap­pia co­sa il pia­no­for­te sia e deb­ba es­se­re. 


          An­ch’io eb­bi l’oc­ca­sio­ne di ascol­ta­re il Se­con­do di Brahms in­ter­pre­ta­to da lui: in­cre­di­bil­men­te, a do­di­ci an­ni. Dei miei ca­ris­si­mi cu­gi­ni mi­la­ne­si mi ospi­ta­ro­no a Mi­la­no ed en­trai per la pri­ma vol­ta al­la Sca­la: ave­va­no il pal­co in ab­bo­na­men­to e Ser­giu Ce­li­bi­da­che di­ri­ge­va il su­bli­me Con­cer­to. Po­ten­tis­si­ma fra le oc­ca­sio­ni che mi spin­se­ro a di­ven­ta­re mu­si­ci­sta. Per­fi­no dell’evo­lu­zio­ne dell’ar­te mi­che­la­gno­le­sca Ri­ch­ter è me­ta­fo­ra, an­che per que­gli ul­ti­mi an­ni quan­do, nel­le lu­ci sof­fu­se di pal­co­sce­ni­ci ap­par­ta­ti, ri­du­ce­va il ge­sto al mi­ni­mo det­ta­glio che mai pe­rò per­de­va la po­ten­za d’un tem­po evo­ca­ti­va. S’ina­bis­sa­va nel­la par­ti­tu­ra da ese­gui­re co­me l’aru­spi­ce cer­cas­se den­tro i vi­sce­ri; e di lui Heinri­ch Neu­haus, nel­la cui clas­se al Con­ser­va­to­rio di Mo­sca pas­sò, e pas­sò Gi­lels, so­ste­ne­va es­se­re il ge­nio at­te­so lun­go una vi­ta in­te­ra. Qua­le cul­tu­ra mu­si­ca­le ave­va! Ric­car­do Mu­ti ha rac­con­ta­to dei pre­sen­ti a una se­ra­ta fra ami­ci, il gior­no del pro­prio ma­tri­mo­nio, co­me si me­ra­vi­glias­se­ro di Ri­ch­ter, ch’era te­sti­mo­ne, ave­re com­pe­ten­za da te­ne­re qua­si te­sta all’inar­ri­va­bi­le Ni­no Ro­ta, nel­la co­no­scen­za d’un re­per­to­rio che i più non im­ma­gi­na­va­no po­tes­se es­se­re suo non sa­pen­do ch’era sta­to, da gio­va­ne, pia­ni­sta ac­com­pa­gna­to­re d’ope­ra. 

          Idem sen­ti­re eb­be per la mu­si­ca da ca­me­ra, suo­na­ta vi­ta na­tu­ral du­ran­te co­me ai so­li gi­gan­ti è da­to ama­re. Apo­teo­si ne fu­ro­no duo me­mo­ra­bi­li, con Da­vid Oi­stra­kh e Msti­slav Ro­stro­po­vi­ch, quin­tet­ti tel­lu­ri­ci col Quar­tet­to Bo­ro­din e un Tri­plo di Bee­tho­ven lu­mi­no­sis­si­mo - coi so­da­li Oi­stra­kh e Ro­stro­po­vi­ch - in­sie­me con l’Or­che­stra Fi­lar­mo­ni­ca di Ber­li­no al suo mas­si­mo e ul­ti­mo splen­do­re, con Her­bert von Ka­ra­jan. 

          Og­gi, tem­po tra­gi­co, i più di co­lo­ro che al­lo stru­men­to si de­di­ca­no co­me au­ti­sti­ci, sen­za mai tra­scor­re­re per il ca­me­ri­smo, re­sti­tui­sco­no all’ascol­to del lo­ro so­li­smo una ste­ri­li­tà che so­lo nel­la ma­stur­ba­zio­ne ha me­ta­fo­ra ade­gua­ta. La mia pre­di­le­zio­ne per Van Cli­burn mi ri­cor­da poi, nel 1958, la sua par­te­ci­pa­zio­ne al­la giu­ria del pri­mo con­cor­so pia­ni­sti­co in­ter­na­zio­na­le «Ciai­ko­v­ski» di Mo­sca, pre­si­den­te Gi­lels, che de­cre­tò vin­ci­to­re pro­prio Cli­burn e nel­la qua­le se­de­va­no pu­re Lev Obo­rin e il mae­stro Neu­haus. Fu un mo­men­to di ri­so­nan­za pla­ne­ta­ria: la pri­ma edi­zio­ne di quel­la che da su­bi­to fu la più im­por­tan­te com­pe­ti­zio­ne mu­si­ca­le in­ter­na­zio­na­le so­vie­ti­ca e sa­reb­be di­ven­ta­ta una del­le mas­si­me al mon­do, as­se­gnò il pri­mo pre­mio a un ra­gaz­zo ame­ri­ca­no fa­cen­do­ne ip­so fac­to una leg­gen­da. S’era nel­la co­sì det­ta guer­ra fred­da, ne­gli an­ni che pa­re­va­no di di­sten­sio­ne: non per que­sto, pe­rò, l’epi­so­dio ha da me­ra­vi­glia­re più di tan­to. 

          Quan­do tre­di­ci an­ni pri­ma, nel 1945, lo stes­so Ri­ch­ter par­te­ci­pò al con­cor­so Pan­so­vie­ti­co, lo scru­ti­nio del­la giu­ria ave­va as­se­gna­to la vit­to­ria a Vic­tor Mer­z­ha­nov, suo ami­co più gio­va­ne di lui di quat­tro an­ni. La com­mis­sio­ne si ri­tro­vò di fron­te a un ver­det­to sor­pren­den­te, ché Ri­ch­ter era già Ri­ch­ter. Fat­to fu che il suo pre­si­den­te si re­cò dal mi­ni­stro del­la Cul­tu­ra a chie­de­re con­si­glio sul­la bar­ra da te­ne­re; sem­bra­va in­fat­ti im­pos­si­bi­le che Ri­ch­ter non ri­sul­tas­se vin­ci­to­re. D’ac­cor­do il mi­ni­stro e quin­di d’ac­cor­do Sta­lin (sen­za la vo­lon­tà del Pic­co­lo Pa­dre nul­la si muo­ve­va in Urss), fu de­ci­so che il pre­mio fos­se as­se­gna­to ai due pia­ni­sti ex ae­quo. Mer­z­ha­nov non re­pli­cò; e nul­la si sep­pe uf­fi­cial­men­te dell’ac­ca­du­to fin quan­do lo stes­so Ri­ch­ter, la cui de­vo­zio­ne al­la ve­ri­tà fu re­li­gio­sa, lo rac­con­tò. An­che per que­sto egli in­car­na al pia­no­for­te, in una for­mi­da­bi­le adae­qua­tio rei et in­tel­lec­tus, quan­to di più al­to la Rus­sia ab­bia da­to non so­lo all’in­ter­pre­ta­zio­ne ma al­la sto­ria del­la mu­si­ca. Un mi­ra­co­lo. O for­se, og­gi­gior­no, dav­ve­ro un enig­ma, sic­co­me di­ce il ti­to­lo del film che Bru­no Mon­sain­geon gli de­di­cò nel 1998. La sua di­sco­gra­fia è im­men­sa e è gra­zie ad es­sa - se il Bee­tho­ven di Pie­ro Bu­sca­ro­li ri­cor­da for­tu­na­te le cul­tu­re che quan­do tut­to si pol­ve­riz­za e muo­re han­no an­co­ra eroi a cui ag­grap­par­si - che no­no­stan­te i Lang Lang or­mai po­ten­ti al pun­to che per­fi­no i buo­ni non si so­no ri­fiu­ta­ti d’ac­com­pa­gnar­li; no­no­stan­te Ri­ch­ter sia na­to cent’an­ni fa e ab­bia la­scia­to que­sto mon­do da di­ciot­to; no­no­stan­te tut­to, in­som­ma, for­tu­na­ti noi. 

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        Al­lo­ri. Con Vic­tor Mer­z­ha­nov di­vi­se il pri­mo pre­mio del­la giu­ria al con­cor­so pan­so­vie­ti­co del 1945
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        ©Articolo pubblicato in questo Blog con l'AUTORIZZAZIONE della testata giornalistica del "Corriere della Sera" e dell'autore dell'articolo, il Prof. Paolo Isotta, a cui vanno i miei più sinceri ringraziamenti. C.G. (3 Luglio 2015).
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