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"Agosto" di Boris Leonidovič Pasternak

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Poesia 

Boris Leonidovič P a s t e r n a k



A g o s t o 

Il Dottor Živago
Il romanzo di Boris Leonidovič Pasternak fu pubblicato in anteprima mondiale in Italia nel novembre 1957 dalla Feltrinelli.

Agosto

Come promesso, sempre di parola,
il sole è filtrato di prima mattina
con un'obliqua striscia di zafferano
dalla tendina sino al sofà.

Ha ricoperto di calda ocra
il bosco vicino, le case del borgo,
il mio letto, l'umido cuscino
e l'orlo del muro dietro lo scaffale.

Ho ricordato allora la ragione
di quelle umide tracce sul cuscino.
In sogno, per darmi l'ultimo addio,
mi seguivate in corteo per il bosco. 
Andavate in fila, da soli e a coppie,
e a un tratto qualcuno rammentò che oggi
era il sei agosto del vecchio calendario,
la Trasfigurazione del Signore.

Di solito una luce senza fiamma
emana in questo giorno dal Tabor,
e l'autunno chiaro come un presagio
richiama a sé tutti gli sguardi. 
E voi passaste per il minuto, misero,
nudo e trepido ontaneto,
fino al bosco del cimitero, rosso-zenzero,
infuocato come un pan pepato nel forno. 
Con le cime degli alberi azzittite
il cielo posava a vicino importante,
e delle voci dei galli
a lungo riecheggiavano gli spazi.

Nel bosco, in mezzo al cimitero, stava,
agrimensore ufficiale, la morte
guardando nel mio volto inanimato
per scavarmi  una fossa secondo misura. 
Fisicamente ognuno percepiva
accanto a sé una pacata voce;
era la mia preveggente voce d'un tempo,
ora immune dalla decomposizione:

"Addio, azzurro della Trasfigurazione,
e oro della seconda festa del Salvatore.
Mitiga con un'ultima carezza
di donna l'amarezza dell'ora fatale.

Addio, terribili anni.
Donna che hai gettato una sfida all'abisso
delle umiliazioni, separiamoci!
Io sono il campo della tua battaglia.

Addio, slancio appena accennato dell'ala,
libera ostinazione del volo,
e immagine del mondo rivelata nella parola,
e creazione e dono dei miracoli!"





Théo e Svetik: una foto e una lettura di Dickens

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Il Blog nel Centenario della nascita di Sviatoslav Richter

T h é o   e   S v e t i k 
a Odessa, anni '30

Foto di 
Tatjana Verbizkaja


Odessa: accanto a sé papà Théo, seduto al pianoforte. Anni 30'



In "Genius Loci Sviatoslava Richtera", di Jurij Dikij. PDF (Русский)

Richter adolescente leggeva Dickens...


"Tra le mie letture letterarie di quei tempi ci furono le opere di Dickens, di cui apprezzai in maniera particolare "Dombey e figlio"....(Sviatoslav Richter in Jacov Milstein "Genio e Regolatezza ")
  • da "DOMBEY E FIGLIO" 
           DI CHARLES DICKENS
    Nella vasta camera in penombra adagiato sulla comoda poltrona accanto al letto il signor Dombey si sentiva fiero e felice perché si era finalmente avverato l'evento a lungo atteso. Sposato da dieci anni da sei aveva una figlia Florence che tuttavia per lui non contava nulla ma ora la ditta fondata da suo padre si trovava ancora una volta garantita nel suo avvenire di prosperi commerci. E tutto l'orgoglioso affetto paterno di quell'uomo duro si riversava sul minuscolo essere di cui egli si riteneva il proprietario assoluto e che si sarebbe chiamato Paolo come già il padre e il nonno mentre non una sola parola di tenerezza egli rivolgeva alla povera donna silenziosa e innocente vittima della sua domestica tirannia. Non l'aveva commosso nemmeno l'annuncio datogli dal medico di famiglia e dal luminare di scienza chiamato a consulto che la puerpera si trovava in preda a un preoccupante stato di prostrazione non scevro di pericolo. Ma gli fece senz'altro molto piacere che la sorella Luisa sopraggiunta come un turbine insieme con l'amica intima signorina Tox lo abbracciasse esclamando con fervore: Paolo carissimo mio diletto fratello! Il bambino è davvero un autentico Dombey!
    Florence fu ammessa a conoscere il nuovo fratellino; parve allora che la madre già rimasta insensibile alle esortazioni della cognata la quale insisteva nel dirle che doveva farsi forza per reagire a quella passeggera debolezza non potesse più staccare gli occhi dalla bimba che subito l'aveva stretta nel suo abbraccio. Povera piccola Florence! Di lì a poco si abbandonava sul letto singhiozzando e invocando invano colei che non poteva ormai più rispondere. 
    La signora Luisa Chick si dichiarava profondamente persuasa che la cognata avesse ceduto semplicemente alla propria debolezza di carattere e che se si fosse anche solo sforzata di non dimenticare il grandissimo onore fattole dal titolare della ditta Dombey e Figlio quando l'aveva presa in sposa una semplice indisposizione non sarebbe stata sufficiente a privarla della vita. In ogni modo le aveva già perdonato quella specie di rinuncia ai doveri della famiglia e cominciò a occuparsi della questione più urgente che era di trovare una nutrice per il neonato. L'amica signorina Tox si diede d'attorno con ammirevole sollecitudine e nel pomeriggio stesso della luttuosa giornata riuscì a presentare al signor Dombey un certo numero di giovani spose prosperose. Si deve ammettere che nel signor Dombey il dolore per la morte della moglie non era scevro da una sfumatura di collera; nell'intimo del suo cuore freddo vi era soprattutto la consapevolezza della grave perdita subita dal figlio infatti era solo intento a costruire dentro di sé la giovinezza gli studi e l'alto destino di quel suo rampollo ed erede. Riteneva piuttosto umiliante doversi occupare di un particolare secondario quale certo era la scelta di una nutrice ma vi accondiscese di buon grado e così una giovane donna si lasciò indurre dietro promessa di un buon compenso ad abbandonare temporaneamente il marito e i quattro robusti figlioletti per andare a nutrire il signorino Paolo Dombey e a prendersi cura di lui. Il signor Dombey non lesinò sul prezzo ma pose delle condizioni molto precise. 

    - Sento - disse il signor Dombey - che il suo nome è Polly Toodle ma desidero che in casa mia lei sia chiamata Richards perché è più conveniente. E inoltre mi ascolti bene: desidero che lei s'incontri il meno possibile con la sua famiglia; una volta poi che le sue prestazioni non siano più richieste intendo che insieme con la cessazione del salario sia troncato anche ogni altro rapporto fra noi. 

    La donna rimase alquanto stupita ma accettò i termini del contratto e prese congedo dal marito e dai bambini con molte lagrime e tuttavia confortata dal pensiero che a loro avrebbe badato una sua giovane sorella di nome Gemina. Poi le fu dato solennemente in consegna il bambino l'unico prezioso rampollo della ricca famiglia Dombey. 

    La casa era grande e sontuosa ma priva di sole; poche le stanze abitate mentre le sale rimanevano sempre nella penombra delle persiane abbassate e con i mobili ben riparati dalle fodere in attesa che l'erede crescesse. La nutrice viveva quasi prigioniera con il bambino al secondo piano; il signor Dombey aveva riservate per sé tre stanze che si aprivano sul vestibolo di cui una era una specie di veranda e guardava attraverso una vasta vetrata su un angusto cortile ornato di tre alberi stecchiti e anneriti dalla fuliggine. Appunto qui la nutrice doveva scendere e passeggiare avanti e indietro con il bambino perché il signor Dombey lo vedesse mentre consumava la prima colazione e poi di pomeriggio quando egli rientrava per il pranzo. Qualche giorno se il tempo era bello veniva la signora Chick in compagnia dell'inseparabile signorina Tox per far prendere aria al bambino e cioè la nutrice doveva camminare solennemente su e giù per il marciapiede fra le due donne reggendo con delicatezza la creaturina. 

    Un giorno Florence che aveva trascorso alcune settimane presso la zia salì per vedere il fratellino ma subito la raggiunse Susan la giovanissima cameriera che fungeva anche da governante della fanciulla con l'ordine di non disturbare la nutrice. 

    - Non mi disturba affatto! - esclamò la buona donna che vedeva la bimba per la prima volta. - E come sarà contenta la signorina Florence di essere tornata a casa e di abbracciare il suo babbo! 

    - Che dice mai signora Richards! - ribatté Susan. - Il padrone ha ben altro per la testa! Lui s'interessa di chi è venuto dopo ma nemmeno prima aveva né tempo né voglia di vedere molto la signorina Florence e poi da quando è morta la povera signora non l'ha più vista e non la vuol vedere e credo che se l'incontrasse per via forse non la riconoscerebbe nemmeno! 
    - Poverina poverina! - gemette la buona donna tutta compassionevole. - Ma ci dobbiamo almeno vedere fra noi sia buona Susan! - E con grande conforto della bambina l'inflessibile Susan si lasciò indurre a promettere che non avrebbe ostacolato quegli incontri necessariamente semiclandestini. 

    Inutile negare che il signor Dombey non avesse mai amato la figlia perché aveva per lei quasi addirittura del rancore come se fosse colpa sua se non era nata maschio come se le rimproverasse di essere tanto attaccata alla madre di essere stata per lei l'unico grande conforto. La bambina era molto sensibile; senza comprenderne il motivo intuiva l'ostilità paterna e soffriva dolorosamente di rappresentare agli occhi del padre una presenza affatto priva d'importanza o peggio ancora indesiderabile.

    (..)



Neuhaus trovava il tempo per chiunque (Valerij Voskobojnikov)

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Valerij Voskobojnikov


N e u h a u s  trovava il tempo per  c h i u n q u e





Neuhaus trovava il tempo per chiunque volesse essere ascoltato, e una volta toccò al giovane VladimirAshkenazy. Del resto Neuhaus andava regolarmente ai concerti di 

Ashkenazy, perché seguivate con interesse la stravolgente carriera di questo straordinario talento. 





Un'altra volta fu il turno di Richter che voleva sottoporgli la sua interpretazione del Concerto n. 2 di Bartók 
alla prima esecuzione in Unione Sovietica: Richter eseguì il concerto nella versione per due pianoforti, in classe, insieme col giovane Ashkenazy che sbalordì il professore e tutti noi per la sua straordinaria capacità di lettura a prima vista. Gli ex allievi andavano a trovare Neuhaus, Rostropovič e Richter gli sottoponevano la loro interpretazione delle sonate di Beethoven. Nessun importante avvenimento culturale sfuggiva all'attenzione di Neuhaus, e tutti volevano conoscere il suo autorevole parere su quel che avveniva.






Dalla prefazione di Valerij Voskobojnikov a "L'Arte del Pianoforte" di Heinrich Neuhaus. Rusconi 1997. Pag.9 

La capacità di lavorare (Gornostaeva, 1980)

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La sua capacità di lavorare 
Tutti questi universi che porta in grembo, vogliono liberarsi, è l'incarnazione ...

Vera Gornostaeva



La capacità di lavorare di Richter non rientra in alcun canone consueto.

Qui [in lui], mi sembra evidente il furore, la portata d'un temperamento tale che fa di Richter un artista ineguagliabile. Nella sua vita ci sono stati dei momenti nei quali era costantemente impegnato durante la notte: il giorno non era sufficiente. Una volta a Leningrado, dopo un concerto superbo, si affrettò per la cena per recarsi alla Sala Piccola della Filarmonica, per lavorare fino alle tre del mattino. E alle dieci del giorno successivo era seduto al pianoforte. 

Questi casi non sono un'eccezione per lui.

Quando mi trovo di fronte a questo estenuante, infinito, piano di lavoro accompagnato ad una ferrea resistenza, per qualche motivo mi ricorre in mente Prometeo, lo paragono a questi che il fuoco lo crea.

Egli rifiuta qualsiasi astensione.[sciopero]

Eppure, ciò che egli persegue è la perfezione, ovverosia un'ispirata linearità, precisa in ogni dettaglio! Come se il suo lavoro lo assetasse e fosse il mezzo con il quale rivela ciò che lui ha dentro se.

Tutti questi universi che porta in grembo, vogliono liberarsi, è l'incarnazione ...



Tratto da un articolo di Vera Gornostaeva: “Люди искусства – герои социалистического труда”. Изд-во “Искусство”, М.: 1980. Fonte




© Tutti i diritti sono riservati ai legittimi proprietari. La fonte originaria viene sempre citata o collegata con un link alla stessa. In questo Blog OGNI citazione o riproduzione di brani/foto/immagini o di parti d'opere sono UTILIZZATI a soli fini di ricerca scientifico-artistica, il cui utilizzo avviene secondo finalità illustrative o di discussione e per fini NON commerciali. Nessun Adsens è introdotto, come altre forme pubblicitarie finalizzate al profitto. Traduzione amatoriale dal russo del curatore del blog, Corrado Grandis. 

Da Vicenza a Dmitri Žuravlëv (lettera)

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Al Teatro Olimpico di Vicenza nel 1986. SQV

Lettera a
Dmitri  Nikolaevič  Ž u r a v l ë v 



Da Vicenza a Dmitri Žuravlëv 

(attore moscovita carissimo amico di Richter)



"Saltando degl'avvenimenti concertistici folli a Mosca, si prosegue questa attività sul suolo italiano. Lo stesso numero di ore al giorno incatenato ad una sedia, assai dolorosamente. Ma nulla può essere fatto, tuttavia! Vicenza - un miracolo! Sono arrivato un'ora prima del concerto e immediatamente dopo - ero la. Il pubblico è molto espansivo ..." (SR)


Data ignota


″Vspominaja Svjatoslava Richtera″ Ed.Konstanta. Dmitri Nikolaevič Žuravlëv. Pag.120. Traduzione amatoriale dal russo di C.G



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Un metodo Stanislavskij per Richter?

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Un metodo  Stanislavskij  per R i c h t e r?

Amava il teatro all'inverosimile, si circondava di teatro e attori. Trovo nel Maestro sorprendenti connessioni ai concetti di Stanislavskij applicati come "reviviscenza".




Konstantin Sergeevič STANISLAVSKIJ:

  • "Peu importe que le jeu soit bon ou mauvais, ce qui importe, c'est qu'il soit vrai"
  • "Lorsque vous êtes en scène, jouez toujours votre propre personnage, vos propres sentiments."
  • "Vous devez pensez, lutter, sentir et agir en communion avec votre personnage"
  • "Vous êtes restée assise et vous avez attendu sans rien jouer. C’est ce que vous avez fait de mieux !"
  • "Ne vous permettez jamais de représenter extérieurement ce que vous n’avez pas éprouvé intérieurement."
  • "Les élans spontanés d’émotions ont une force d’impulsion irrésistible"


Yves Nat :  « Tout pour la musique, rien pour le piano. »



Sembra che RICHTER abbia fatto propri questi insegnamenti ....

  • "Poco importa che il [suono] sia buono o cattivo, ciò che importa, è che sia vero"
  • "Quando siete sulla scena, suonate sempre il vostro proprio [compositore], i vostri sentimenti"
  • "Voi dovete riflettere, lottare, sentire e agire in relazione al vostro [compositore]"
  • "Voi siete rimasto seduto ed avete atteso senza [suonare] nulla. È stato ciò che di meglio avete fatto!"
  • "Non permettetevi mai di rappresentare esteriormente ciò che voi non avete provato interiormente"
  • "Gli slanci spontanei delle emozioni hanno una forza d'impulso irresistibile"


(Corrado Grandis)



Dmitri Bashkirov, "Il senso infinito della musica"

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D m i t r i j    B a š k i r o v
(Дмитрий Башкиров) 
"Il senso infinito della m u s i c a"

    (..)
    Non c'è alcun dubbio, la personalità dell'artista si riflette nel suo lavoro. Ecco,
    Foto di Klaus Hennch
    dobbiamo purtroppo ammettere che spesso il talento viene, con ostentata ipocrisia, non percepito da molti ascoltatori, sostituendo la vera umanità dell'artista attraverso l'illusione del sublime anche quando non cè. 
    Ma Sviatoslav Teofilovič, con il suo disinteressato servizio alla musica e la sua costante lotta interiore per realizzare i propri ideali artistici ed etici, si presenta a noi con una rara autorevolezza, che è quella di un grande artista e d'una personalità rimarchevole. 
    La travolgente determinazione del suo intelletto, la combinazione di un'enorme cultura di rara sensibilità, manifesta nella vastità della sua gamma sonora, oltre che nel suo approccio ai dettagli più fini, le sue capacità esattamente mirate a realizzarne le idee - tutto questo viene creato in sala, con Richter, in una magica, speciale atmosfera.
    (..)
    Il paradosso nei diversi approcci in un concerto di Richter - le verità contrastanti, creano persino una straordinaria fusione di "esperienza dell'arte" con l'"arte della rappresentazione". Il creatore che, allo stesso tempo, si sente attore e spettatore. 
    Musica - è una specie di universo, il cui spazio e profondità sono senza fine, ne siamo consapevoli che non può essere afferrata del tutto. Richter, può darsi non sia come gl'altri artisti, quanto percezione dell'immensità del mondo della musica.
    Può essere che rincorri la perfezione, ma senza cessare di ricercare dei mezzi nuovi, nuove forme attraverso i quali svelare i veri "spazi" della conoscenza? E perché l'ascolto di Richter, sovente, fa riflettere sulla sua naturale profondità, che sovrasta pure gli stessi mezzi più elaborati dell'espressione?
    Sviatoslav Richter - senza dubbio ha creato un nuovo modo di interpretare, la sua arte è stata in qualche modo classificata storica, parte integrante della cultura della nostra società.
    Tutto ciò che Richter realizza attrae la massima attenzione, il vivo interesse dei suoi contemporanei. Questo è inevitabile.
    Richter in tutti gli aspetti:
    un grande musicista,
    un pensatore,
    un maestro che rende la nostra vita intellettuale più ricca e più interessante, in quei minuti ci caliamo nelle profondità della sua musica, e turbati meditiamo.

    Dall'articolo di Dmitri Bashkirov: "Il senso infinito della musica""Советская музыка" N6, 1985.



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    "A severe young man" 1935 (movie with Dima Dorliak)

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    "A severe young man"

    Movie with Dmitri Dorliak banned from the screens


    1935, USSR, 100 min., b/w




    1. Scriptwriter: Yuri Oleša
    2. Director: Abram Matveevič Room
    3. Director of Photography: Yuri Ekelchik
    4. ProductionDesign: Vladimir Kaplunovsky, Moritz Umansky
    5. Composer: Gavriil Popov
    6. Sound: Andrei Demidenko, Alexander Baby
    7. Cast:Dmitri Dorliak, Yuri Yuriev, Olga Zhizneva, Maxim Shtraukh, Georgy Sochevko, Valentina Serova, Irina Volodko, Alexander Chistiakov, Ivan Kononenko-Kozelsky, Dmitri Golubinsky, Ivan Koval-Samborsky, Elena Melnikova, Peter Repnin
    8. Production: Ukrainfilm



    Dmitri Dorliak (Nina’s brother)
     A philosophical-romantic drama, connected to some motives of Yuri Olesha's novel "Envy"1]. In the center of the attention stands a love triangle which has arisen as the result of a passion that has suddenly seized a young sportsman and komsomol member in relation to a woman of Balzacian age, the wife of a great Soviet military leader... Room's decadent, most original film (in the context of Soviet cinema of the 1930s-50s) was accused of formalism and banned from the screens.


    Kinotavr Catalog (engl./russ.) PDF

     VIEWS Movie Строгий юноша



    1] Jurij Karlovic Oleša (Elisavetgrad, 3 marzo 1899 – Mosca, 10 maggio 1960) è stato uno scrittore russo. Esordì con versi ricchi di satira nel 1922 sulle rivista Gudok, Il fischietto, nelle cui pagine scrivevano anche poeti del calibro di Bulgakov e Petrov. Nel 1927 diede alle stampe il suo primo romanzo Invidia, suscitando non poche polemiche nei confronti dell'establishment sovietico. Rimane, quest'opera, insieme a pochi altri racconti, il capolavoro di Oleša. Le tematiche affrontate in Invidia spaziano nello scontro fra la civiltà meccanizzata e quella di massa, da lui tratteggiata con forti connotazioni negative e con un linguaggio che si riallaccia al cubofuturismo.

    Alla, Yuri Nagibin e il gioco di Proust

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    Alla, Yuri Nagibin e il gioco di Proust

    Yuri Marcovič Nagibin 
    (1920 -1994)

    Alla Grigor'evna Nagibina

    “Basta che un rumore, un odore, già uditi o respirati un tempo, lo siano di nuovo, nel passato e insieme nel presente, reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, perché subito l'essenza permanente, e solitamente nascosta, delle cose sia liberata, e il nostro vero io che, talvolta da molto tempo, sembrava morto, anche se non lo era ancora del tutto, si svegli, si animi ricevendo il celeste nutrimento che gli è così recato. Un istante affrancato dall'ordine del tempo ha ricreato in noi, perché lo si avverta, l'uomo affrancato dall'ordine del tempo.”

    Marcel Proust, "Alla ricerca del tempo perduto" ("Il tempo ritrovato")


    (Estratti da due interviste alla moglie dello scrittore, scenografo per il cinema)



    ALLA GRIGOR'EVNA NAGIBINA:


    [..]
    ...assieme a Richter si divertivano con un gioco curioso - entrambi sapevano a memoria, "Alla ricerca del tempo perduto" di Proust e leggevano qualsiasi cosa tratta da lì. E poi, quando si incontravano dovevano ricominciare la lettura - dallo stesso punto in cui era stata interrotta. Fui  alquanto impressionata.

    Fonte: vm.ru

    [..]

    ...Con il grande pianista Sviatoslav Richter facevano un gioco: quando s'incontravano, dovevano recitare a memoria qualsiasi pezzo di Proust, succedeva che non ci si vedeva anche per lunghi periodi, ma quando si incontravano iniziavano nuovamente dallo stesso punto in cui si erano interrotti. Capitò di partecipare ad un incontro presso il Museo Puškin: si incontrarono per caso sulle scale, e di nuovo ... fu un'impressione incredibile.



    [..]


    Fonte: matrony.ru 


    Nella foto: Richter con Nagibin nel 1959. Il loro cordiale incontro fu all'insegna del comune amore per Proust.

    Lo scrittore era amico di lunga data del Maestro, come il matematico Shafarevič, Vera Prokhorova e molti altri.

    Concerto all'Olimpico di Vicenza (22 maggio 1970)

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    N e i n !

    Concerto al Teatro Olimpico di Vicenza del 22 maggio 1970
    Musorgskij: Quadri di una esposizione.
    Bartok: 15 Canti contadini ungheresi.
    Szymanowski: Masques, Op 34, nos. 1, 2.
    Prokof'ev: Sonata No 7, Op 83.
    Chi normalmente si reca ai concerti (o agli spettacoli) non suppone di certo che, qualche volta, succedano cose dell’altro mondo dietro le quinte. Vede tutto a posto, gode l’esecuzione o la rappresentazione, e pensa che anche i preliminari siano stati idilliaci o quasi. Ed invece, il più delle volte, essi sono caotici, turbolenti, demoralizzanti e angosciosi. Come “quella volta” di Richter all’Olimpico…

    E’ la sera di venerdì 22 maggio 1970 e Richter, molto atteso in città, deve suonare per la Società del Quartetto che, in collaborazione con il comune (Primavera a Vicenza), ha organizzato il ritorno del grande solista. Tutto è pronto per riceverlo: teatro esauritissimo in ogni ordine di posti, gente che telefona ad ogni istante per chiedere con insistenza biglietti. Al botteghino i rifiuti sono via via sempre più numerosi e, purtroppo, senza appello. Infatti, oltre ai 550 posti riservati ai soci del Quartetto, l’Assessorato alla Cultura ha già venduto ben 499 biglietti. E il totale del borderò Siae risulterà, alla fine, di 1044 persone presenti! Oggi l’”esaurito” al Teatro Olimpico si raggiunge con 500 persone, in ossequio alle ben note restrizioni in materia di agibilità. Figurarsi, quindi, la “bolgia” di quella sera, con un numero così alto di spettatori presenti. Eppure, l’esecuzione avvenne in un assoluto, irreale silenzio. Comunque, ritorniamo a noi che aspettiamo trepidanti, in portineria del teatro, l’arrivo di Richter. Sono circa le 18.30 quando fa la sua comparsa dal giardino, accompagnato dalla segretaria-interprete e dalla titolare dell’agenzia che ha organizzato la tournée italiana, Ada Finzi.

    L’accompagno in camerino e poi in teatro, che ammira dalla gradinata senza
    proferir parola. Scende in palcoscenico e s’avvicina al pianoforte, disposto obliquamente davanti alla porta regale. Poco distante c’è l’accordatore-noleggiatore Bettin di Padova, che osserva.

    Appena Richter vede la marca del pianoforte gran coda, Yamaha, accenna ad una smorfia. Fa la faccia del sorpreso e mi chiede il perché di quella scelta. Gli rispondo che il noleggiatore dei pianoforti, appunto, quel Bettin che lo sta seguendo nella tournée italiana, ha ritenuto ottima cosa portare anche a Vicenza lo Yamaha da gran concerto, visto che proprio due sere prima, a Mantova, egli ha suonato con lo stesso strumento riportando un successo clamoroso. Il russo “scòrla” la testa in segno di fastidio, prova qualche tasto restando però sempre in piedi, distaccato. Quindi si rivolge nuovamente a me e dice, chiaro e secco:“Nein!”. Poi, con l’aiuto dell’interprete, mi domanda come mai non abbiamo approntato lo Steinway gran coda sul quale aveva suonato l’ultima volta al “Canneti” (se lo ricordava molto bene, quella volpe!). Replico che ritenevamo cosa giusta predisporre lo stesso strumento di due giorni prima. Niente da fare: non vuole assolutamente quel pianoforte, pur pronto e accordato. Riprova ancora qualche nota e se ne va…per le vie di Tebe a sbollire la rabbia, seguito dal sottoscritto che si sente sempre più raggelare il sangue.

    Dalla stradella d’ingresso al teatro si odono i rumori provenienti dalla gente che si sta mettendo in coda per entrare (alcuni, irriducibili, con la segreta speranza di trovare ancora qualche biglietto disponibile).

    Lo accompagno in portineria e gli faccio porgere dal custode Mingardi cartoline, opuscoli, diapositive: tutto quanto parla del teatro e di Vicenza. A questo punto, ritorna in teatro e mi chiede sic et simpliciter di far trasportare il “gran coda” del Canneti giù, dall’auditorium al teatro. Rispondo che è impossibile poterlo trasferire in tempo ragionevole: non ci sono facchini, non c’è nessuno che possa dare una mano (sono già quasi le venti) e gli faccio capire che la gente in attesa, fuori dal teatrp, sta già facendo ressa.

    Richter prova a premere ancora qualche tasto e poi chiude il “cilindro” (coperchio) della tastiera: “Nein, nein: non suono!”.

    Figuriamoci il sottoscritto, che incomincia a sentire i sudori freddi per tutto il corpo! Cerco di addomesticarlo: gli spiego che il teatro è esaurito da giorni e che i vicentini sono accorsi in massa proprio per sentire lui, il grande pianista russo. Gli faccio notare che una cornice come l’Olimpico – unica al mondo – è il giusto e doveroso omaggio alla sua arte inimitabile. Gli ripeto il discorso di Mantova; lo conduco a vedere i monocromi dell’anti-Odeo…Lo riporto sul palcoscenico e gli apro la tastiera. Mi guarda: forse comprende il mio dramma. E’ certo che devo aver avuto un viso talmente contratto da fargli pietà, tanto che siede sulla panchetta e accenna nuovamente qualche accordo, un po’ più lungo del solito. Riprova, e poi s’alza ancora. Ma fa cenno di spostare il pianoforte più indietro, sotto l’incrocio dei fari.

    Poi, quasi nascondendo un timido sorriso, mi fa capire che suonerà. Ritorna a sedere ancora un poco per un breve riscaldamento delle mani, poi si dirige deciso verso il camerino, per cambiarsi d’abito.

    A questo punto, mentre stiamo percorrendo il corridoio, salta fuori la voce della Finzi che, per ingraziarsi il pianista adesso che è tutto risolto, incomincia a sproloquiare: “Il Maestro ha ragione: voi vicentini non dovete metterlo in difficoltà…”

    Non mi ricordo che cosa abbia risposto. Ma è certo che l’ho investita con una valanga di epiteti e con urla tali, che credo stia ancora scappando.

    Per finirla, il concerto con lo Yamaha risultò memorabile, mandò il pubblico in delirio. Qualche tempo dopo il grande Sviatoslav Richter diventava l’esponente numero uno della Casa giapponese, suonando in esclusiva con pianoforti Yamaha. Adesso viaggia addirittura con due gran coda del Sol Levante, che lo seguono nei suoi spostamenti in ogni parte del mondo.

    Ma quella sera…

    di Walter Stefani (memorialista e scrittore)
    “Il Giornale di Vicenza”, 22 marzo 1986. 

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    "A volte Michelangeli ha una tenuta perfetta" (1991)

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    Il Blog nel Centenario della nascita di Sviatoslav Richter

    A volte Michelangeli ha una tenuta perfetta

    (1991)


    Brevissimo frammento dal libro di Márta Papp


    da un'intervista diBaráth Edina 

    [..]


    • In che modo vi esercitate?

    Provando con molta concentrazione. In qualsiasi momento del giorno, quando le condizioni lo consentano. Penso che ci si debba esercitare tre ore al giorno. 


    • È ancora vivo, oppure non c'è più alcun pianista tra coloro il cui suono vi interessa?

    Il fatto é che do molti concerti - quest'anno, nonostante sia stato anche malato, oltre cinquantuno - raramente ho l'opportunità di andare ai concerti. Per questo seguo poco gli artisti d'oggi. Ho apprezzato molto - anche se la mia opinione differisce sotto molti aspetti dalla sua - Glenn Gould, così come  Sofronickij, così poco conosciuto qui, mentre in molti aspetti, tra i più noti ci sono Rudof Serkin, Annie Fischer, Zoltán Kocsis. 


    • Cosa pensa di Alfred Brendel, Maurizio Pollini e del suono di Arturo Benedetti Michelangeli?

    Brendel, tra gli altri, lo conosco meno, di Pollini ho impressioni contrastanti, a volte Michelangeli ha una tenuta perfetta.

    [..]


    Pubblicazione del 15 Giugno 1991. Da"Szvjatoszlav Richter Magyarorszagon" di Márta Papp (pag. 206): AZ UTOLSÓ HANGVERSENYEK



    Nota: Nel giugno 1991 Richter tenne solo un recital (Bach e Mozart, il 6) e all'Accademia di Musica suonò due Concerti di Bach (il 9) con la Franz Liszt Chamber Orchestra. L'intervista avvenne in quelle circostanze.




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    Peter Schreier su Richter (1985)

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    Il Blog nel Centenario della nascita di Sviatoslav Richter

    P E T E R   S C H R E I E R
    W i n t e r r e i s e  con   R i c h t e r

    (1985)


    • "Gli incontri con Sviatoslav Richter sono stati tra gli eventi più straordinari della mia vita artistica e personale. Fin da giovane è diventato per me un idolo, ancora all'epoca in cui ero uno studente, grazie al suo amore speciale per Dresda e per i suoi dintorni, ma certo non avrei mai immaginato che un giorno avrei fatto musica con lui. Il suo metodo con il quale affronta il Lied, soprattutto le canzoni di Schubert, si manifesta come fosse la narrazione d'una vita. Successivamente, mi invitò ripetutamente al Festival di Tours; fui lusingato, quando alla metà degli anni '80 espresse il desiderio di accompagnarmi nella Winterreise, mi sentivo specialmente ispirato dal suo accompagnamento, così straordinariamente accurato. Egli cantava con il pianoforte. Mi trasportò nelle più alte sfere espressive del lied. Durante le prove, non abbiamo quasi mai avuto modo di dibattere. La sua volontà consisteva nel voler trasmettere il senso intrinseco delle canzoni, ed anch'io ne ero fermamente convinto, ma nel contempo, certamente si doveva cercare il timbro ed uno stato d'animo adeguati. Nell'anno 1985 posso solamente ringraziare la mia buona stella per aver avuto la fortuna d'accrescere una collaborazione musicale di massima creatività."


    VIDEO: Peter Schreier al Puškin con Richter: 1  2

    Peter Schreier "Su Richter": pag.239 da Vspominaja Svjatoslava Richtera. Traduzione amatoriale dal russo di C.G. 

    L'ampiezza degli interessi culturali e la visionarietà

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    L'ampiezza degli interessi culturali e la visionarietà
    I M O L A   1986



    Richter detestava l'aereo e adorava il treno e l'automobile, specie se l'automobile era una confortevole Mercedes che procedeva - mai in autostrada! - a non più di ottanta chilometri
    Mantova 1986
    all'ora. Non faceva  distinzioni tra Milano e Merate, se Merate gli piaceva per ragioni note a lui solo, e a Merate riuscì a suonare. Bramò invece invano di suonare a Casalpusterlengo  - gli piaceva il suono del nome - e non poté essere accontentato perché a Casalpusterlengo non c'era uno straccio di organizzazione concertistica. Andava matto per le città storiche e per i vecchi teatri. E perciò gli piacque di sicuro Imola. La vastità del repertorio di Richter era proverbiale, la sua capacità di scovare e di rendere interessanti musiche sconosciute ai più era altrettanto notevole, il suo intuito nello scoprire remoti significati nelle cose a tutti note sorprendeva ogni volta i suoi ascoltatori. Quando venne ad Imola, nel 1986, non era più il virtuoso fiammeggiante che era stato in passato. Era diventato più pacato e, lo dico molto sottovoce, qualche volta poteva persino esser noioso, ma anche nelle serate più sonnacchiose aveva i due minuti che valevano il prezzo del biglietto e che non si dimenticavano più. L'ampiezza degli interessi culturali e la visionarietà di interprete lo collocano sui gradini più alti, e forse sul più alto, del concertismo pianistico del Novecento.

    Il linguaggio della musica e i suoi interpreti: cinquant'anni del Circolo della musica di Imola. Di Domenico Mirri, Massimo Montanari, Piero Rattalino. CLUEB, 2006 - 356 pagine. Google snippet books


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    Ad Asolo per Eleonora Duse (lettera a Zuravlev)

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    Un'altra lettera dall'Italia a
    D m i t r i  Nikolaevič  Ž u r a v l ë v

    Ad Asolo per Eleonora...

    Lettera all'amico Dmitri Žuravlëv




    • "...(Asolo) qui è così incantevole che non
      può essere descritto, se non come un momento straordinario che sto vivendo come fossi appena nato, e poi è così piacevole e semplice. Abbiamo familiarità con l'intero paese e ci sono delle persone adorabili ... La casa di Eleonora è in corso di riparazione: ci siamo recati alla sua tomba, che è situata nel cimitero del monastero, incredibilmento bello, con vista su Asolo. Se tu avessi visto tutto ... sono seduto vicino alla finestra, al tramonto: la via stretta, vedo la torre più alta della chiesa. In questo momento, ci sono forti rintocchi. Potrei esserne geloso ... ". (S.R.)



    Data ignota (1992?)


    (A Davide Ciaccia e Giorgio Benati)



    ″Vspominaja Svjatoslava Richtera″ Ed.Konstanta. Dmitri Nikolaevič Žuravlëv. Pag.120. Traduzione amatoriale dal russo di C.G

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    Poulenc sur Prokof'ev (1963)

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    Francis   P o u l e n c sur Sergei  P r o k o f'e v



    •  « Il avait une puissance nerveuse comme l’acier, ce qui fait qu’à ras de la touche il était capable de donner une sonorité d’une force et d’une intensité prodigieuse, et puis alors — cela je le recommande à tous les interprètes de Prokofiev — le tempo ne variait jamais, jamais. J’ai eu l’honneur de lui faire répéter tous ses concertos avant son départ pour l’Amérique, je lui ai fait répéter même le premier, qu’on ne joue jamais, qui est très joli et que Richter a enregistré. Je lui ai fait répéter le second, naturellement, le troisième et le cinquième. Nous répétions à la salle Gaveau. C'était au mois juin, nous commencions... enbras de chemise..., après, on supprimait la chemise...et puis on était finalement le torse nu... comme à Deauville. Le rythme de Prokofiev est un rythme implacable, et quelquefois, dans le Cinquième concerto, comme il y avait un passage très difficile, je disais à Serge : « Ça, c’est l’orchestre, je fais ce que je peux ». Il me disait : « Ça m’est égal, ne changez pas le mouvement… » 


    Francis Poulenc et Stéphane Audel, Moi et mes amisConfidences recueillies par Stephane Audel. Paris-Geneva: La Palatine, 1963 pp.166-167.

    Vincent Van Gogh: Auvers-sur-Oise 1992

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    F e s t i v a l  d'Auvers-sur-Oise
    La chiesa di Notre Dame

    Vincent Van Gogh 





    Bruno Serrou" Sviatoslav Richter ha fatto di tutto per suonarci "

    La chiesa di Auvers è un dipinto a olio su tela (94x74 cm) realizzato nel 1890 da Vincent Van Gogh. È conservato nel Musée d'Orsay di Parigi.


    Lettera di Vincent alla sorella Whilelmina, 5 giugno 1890
    « Ho un'immagine più grande della chiesa del villaggio - con effetto in cui la costruzione sembra essere viola contro un cielo di semplice blu scuro, cobalto puro; le finestre sembrano come macchie di blu oltremare, il tetto è viola e parzialmente arancione. Sullo sfondo, alcune piante in fiore e sabbia con il riflesso rosa del sole...

    Il Recital del 1 luglio 1992 all'Église de Notre Dame comprendeva
    Haydn: Sonata Hob. XVI:46, Andante con variazioni in Fa minore;
    Chopin: Polonaise-Fantasie, Op. 61
    Scriabin: Mazurche Op. 40, no.1 e 2; Poeme-Nocturne, Op. 61.
    Debussy: L'Isle Joyeuse

    IRINA ANTONOVA

    "Vi era nei suoi sogni di mostrare alle Serate di dicembre la "Pietà" di Veronese dall'Hermitage, il geniale "Gilles" di Antoine Watteau dal Louvre, mentre da Auvers-sur-Oise, dove visse e morì Van Gogh, - esporre il suo "Paesaggio dopo la pioggia"(vedi sotto, esposto al Museo Pushkin)





    Su "Vingt regards sur l'Enfant Jésus" (Messiaen)

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    "Vingt regards sur l'Enfant Jésus"
    Olivier Messiaen e Yvonne Loriod




     J a k o v   I s a a k o v i č  M i l s t e i n


    (Concerto di Messiaen e sua moglie ...)

    Sviatoslav Richter: 

    Messiaen si trattiene, è riservato, sembra quasi ad un religioso. Sua moglie Yvonne Loriod è l'esatto contrario - socievole e vivace, è una grande pianista. La prima cosa che Lei mi ha detto, quando sono andato nel camerino, è stata, "Vi faccio vedere la partitura, osservatela tutta con i vostri occhi"(era quella dei "Vingt regards sur l'Enfant Jésus" - J. M.) ... Guardo accuratamente la partitura, qualcosa ci si perde. È davvero molto complessa. Soprattutto memorizzarla completamente. Penso che la complessità nell'eseguirla e nel ricordarla siano d'ostacolo alla divulgazione dell'opera.



    Яков Мильштейн. По следам бесед со Святославом Рихтером: О музыке и композиторах
    SECONDO CAPITOLO: Sulla musica e i compositori. A proposito di Messiaen e delle sue composizioni. Nota: Olivier Messiaen e Yvonne Loriod furono invitati alla Grange de Meslay per la seconda edizione delle Fêtes musicales en Touraine. (e nel 1967?)

    Traduzione amatoriale dall'originale russo di C.G. Fotografia GettyImages/Sabine Weiss 


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    Pierrette Boille e Gérard Proust « C’est là que je veux jouer. »

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    Letture consigliate

    Les années R I C H T E R 1964-1997

    ↪ PDF Numilog

    « Et à Meslay, sous ces voûtes de bois du XIII e siècle, la musique sonne à l’unisson de cette admirable architecture. Ceux qui ne sont pas particulièrement musiciens peuvent néanmoins admirer et jouir de cette  salle magnifique. »

    Rencontre d’un lieu et d’un artiste

    « C’est là que je veux jouer. »

    Témoignage
    C’est une journée d’hiver haïssable, pluie et brouillard, pieds dans la boue, mains glacées. Présentation de la grange derrière son rideau de bruine. O miracle, c’est le coup de foudre…En raison de quelles mystérieuses affinités Sviatoslav Richter s’est-il épris de la Touraine? Pour la tranquillité, peut-être, de ce pays sans violence, harmonieux jusque dans ses petits villages, et qui fut tant aimé des rois. Pour la subtile et légèrement voilée lumière qui baigne le pays tourangeau; déjà elle fascinait le peintre Turner, elle ne put que séduire Sviatoslav Richter, cet amoureux de paysages et de peinture. Pour aussi, sans doute, la vaste dimension des plateaux comme celui de Parçay-Meslay, au-dessus duquel se déploie un ciel immense, sans fin. Horizons infinis qu’il aime. Enfin, miracle suprême, parce qu’un jour de grâce de l’an 1963, il découvrit la Grange de Meslay, à l’époque simple grange dévolue aux tâches agricoles et parfaitement inconnue. Son génie fut de percevoir la magie du lieu, à la fois grandiose et commun, demeuré authentique et comme imprégné encore de la ferveur des moines qui construisirent l’édifice au XIIIe siècle. « Alors, dit-il aussitôt, c’est là que je veux jouer. » Et depuis son premier concert le 23 juin 1964, jamais il ne se départit de sa fidélité au pays de Touraine.
    Pierrette Boille, co-fondatrice des Fêtes musicales en Touraine



    Photographie à la Grange (Gérard Proust)


    Témoignage
    - Vous allez me photographier Richter à Meslay !
    Juin 1964, j’étais le petit stagiaire de la locale de La Nouvelle République. J’allais de la pénombre d’un laboratoire-photo aux odeurs d’hyposulfite à l’escorte de Jean Royer dans ses tournées de premières pierres, le Rolleiflex sur le ventre. - Meslay, c’est où? Richter, c’est qui ?A la place d’un sinistre mécano chapeauté de tôle ondulée, la grange est là, discrète, derrière son porche en majesté. La façade est lourde et sobre mais il faut pousser la porte pour voir le miracle opérer : c’est un vaisseau, c’est une nef, une invitation au voyage, un appel à la méditation. Grandiose! Dans la pénombre, au milieu d’un aréopage, il est là, solide comme une basse russe, caressant affectueusement de la main le foin échevelé d’une antique charrette. C’est lui, c’est Richter! Le Maître prend possession de Meslay. Une chouette en fut perturbée dans son repos diurne.
    - Si Maestro te voit photographier, il interrompt son concert!
    J’étais prévenu, j’étais paralysé, le doigt tremblait sur le déclencheur. Pendant cette cinquantaine d’années, j’ai appris à me faire silhouette discrète, de pilier en pilier. Combien d’heures de supplice ai-je patienté, l’appareil photo encapuchonné attendant le forte pour un déclic.
    - Je ne suis pas photogénique!
    Richter n’aimait pas être photographié, mais il s’empressait de récupérer les tirages avec soin, les montrait à Nina son épouse et riait de son attitude. Il se plaisait à se mettre en scène, nouant son pull comme une corde ou poussant un vieil engin agricole avec la complicité de Pierre Boulez. Certains jours, Maestro voulait jouer dans le noir. Ce qui compliquait la tâche du photographe. Imaginez des concerts avec une fragile lampe de chevet, d’une dizaine de watts, pincée au coin du pupitre et le visage de Sviatoslav caressé par le pâle reflet de la partition. Cela donnait des effets d’irréel, de flou, de filé aux images avec des obturations au quart de seconde. Dans mon album personnel, il est quelques images empreintes d’émotions particulières. C’est Jessye Norman enveloppée d’une robe noir et blanc digne des Oiseaux d’Hitchcock, voix imposante puis feutrée alors que les éclairs de l’orage strient la charpente. C’est l’obscurité. On allume en hâte un chemin de bougies en bord de scène. La soprano reprend sa mélodie et les éclairs zèbrent l’espace. Voilà les applaudissements, j’allais écrire, un tonnerre d’applaudissements… le triomphe, la magie d’une nuit ? C’est Meslay. Meslay, c’est Stockhausen au pupitre électronique, un regard pétillant à la Trenet, tandis que deux musiciens s’agitent entre un piano et une galaxie de percussions cuivrées. Meslay, c’est le coq qui confond projecteur et lever du jour pour s’égosiller contre une frêle partition de Liszt. C’est le ballet d’une chauve-souris en rase-mottes sur les spectateurs. C’est une chouette effraie qui froisse ses ailes sur un piano préparé. C’est le Quatuor Via Nova qui joue les gardiens de la basse-cour. Meslay, c’est le souvenir aussi des années 1960, avec son carré d’officiels cravatés, placés par les jeunes filles tourangelles habillées en demoiselles d’honneur. Avec les années 2000, le lamé est devenu jean.
    Gérard Proust





    Mémoire d'un festival. 50 ans de Fêtes musicales en Touraine.
    • Éditeur: Editions Alan Sutton
    • Date de publication: 9 mai 2014
    • Langue: Français
    • Dimensions du produit (L x l x h): 26 x 23.2 x 1.8 cm; 921 g
    • Longueur du livre: 160
    • ISBN-10: 2813807699
    • ISBN-13: 978-2813807694


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    Britten con Ferencsik (1967)

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    Il Concerto di Britten conFerencsik
    J.F. 1966

    Critiche giornalistiche (1967)

    Prove per il Concerto di Britten. Settembre 1967


    • Un grande genio che ritorna nuovamente a suonare in questo luogo, affronta ora il Concerto di Britten. Richter, con incredibile naturalezza, s'addentra nelle sonorità del compositore, tocca a lui ad affrontarne il contenuto pirotecnico, e il clima scintillante trasporta il pezzo sconosciuto di Britten e lo rivela ad altezze "sferiche eterne", laddove Richter sembra viverci e respirare. Spettacolo di luci sontuose, luminoso, dominato dalle idee che conducono un'orchestra incantata, emozionata, che cerca di seguire il pianoforte solista nel Concerto di Britten ... 


    RAICS István
    (FILM Színház Muszika, 22 Settembre 1967


    • Alle Settimane Musicali di Budapest c'è stato un regalo inaspettato, un concerto orchestrale con Richter. Nel programma sinfonico è stato incluso il Concerto di Britten, suonato dal famoso pianista sovietico, una composizione spettacolare. Il Concerto di Britten, che fu scritto per se, è dunque un lavoro giovanile. L'esecuzione offre l'opportunità per esibire una parte pianistica virtuosistica, ma non c'è solo questo ... Richter non si fa "ingannare" durante l'esecuzione di questo lavoro, così è stato suonato in chiave virtuosistico-romantica, in cui la tecnica nella composizione abbonda, ma riprende un vitale spessore di lettura. La  meravigliosa esecuzione ha cercato di compensare tutto ciò che mancava nella coesione. Il suono curatissimo di Richter è di quelli che liberano un'enorme potenzialità, mi venne in mente quei circensi i cui muscoli sono assai tesi per il grande peso da sostenere a piedi levati, e che questi pesi possono essere per loro come di carta ... 

    BREUER János 
    (Muszika, Novembre 1967)


    Márta Papp: Szvjatoszlav Richter Magyarországon. Pp. 102-103


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    Richter ... we were very close friends (Riccardo Muti)

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    Richter
    ... we were very close friends
    ...he was one that opened my mind to this kind of curiosity


    "I think that (Russian pianist) Sviatoslav Richter ... we were very close friends ...he was the one that opened my mind to this kind of curiosity. For example, I have done many times and I recorded Strauss'"Aus Italien." And this was a piece that Richter said to me, 'You have to do this piece.' In fact, when I recorded it with the Berlin Philharmonic he immediately asked that I send the recording to Moscow.

    "Or, for example, when I was interested in doing the 'Classical Symphony' of Prokofiev, he said to me, 'Yes, but the Sinfonietta of Prokofiev is much more interesting'. Now, nobody does the Sinfonietta, and I took the score, I loved the piece, and I recorded the Sinfonietta that in fact is part of the recording that I made 'Ivan the Terrible' of Prokofiev."

    From: 'Riccardo Muti: Chicago's Maestro despite himself' by TIMOTHY MANGAN 




    Io ho fatto, all'inizio della mia carriera, tanti concerti con Svjatoslav Richter, uno dei più grandi pianisti del '9oo, un uomo eccezionale, e lui ripeteva sempre: "Ogni persona, cittadino del mondo, ha due patrie: la sua e l'Italia", che è una frase bellissima, tanto più pronunciata da un russo. Riccardo Muti  
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