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La 'chiave' di Mozart": il Mozart di Richter nel Blog

"Non ho mai trovato la chiave di Mozart"

Benjamin Britten on Mozart
'the most controlled of composers, who can express the most turbulent feelings in the most unruffled way'


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Richter e Britten. Mozart a due. 1967
Neuhaus osservò come Richter studiava, in particolare laSonata in Fa maggiore K.280: egli si torturava, letteralmente, in un momento preciso dell'opera di Mozart, ovvero una semplice scala, ma che in ogni modo costituiva per lui, per Richter e dunque per Mozart, un momento ben preciso, sensibile, della Sonata. Neuhaus si diede un'unica spiegazione possibile, ovvero: Richter creava la "sua tecnica" quasi sempre in modo nuovo, come fosse la prima volta, in modo non disgiunto dall'assieme, finalizzata. La sua creatività stava dunque nel mettere in concreto le sue azioni nell'ambito di una = percezione "fenomenologica" dell'arte. Ogni momento costituisce un problema da risolvere, e questi aspetti tecnici sono infiniti quanto vasta è la musica (ci avvisa Neuhaus). Penso così, e in questo senso mi riferisco anche al post sul suprematismo (Richter paragona l'intangibilità di Mozart alla impenetrabilità del mistero divino), che la cosiddetta "chiave" per Mozart costituisse,  per prima cosa, nel suo voler dare un preciso contesto, un senso logico di una linea, di una "semplice frase" e quant'altro ma, sottolineato, all'interno di un mosaico fatto di colori, rilievi diversi che confluiscono nell'"assieme" di un'opera compiuta: come il puntinismo in pittura, il colore e le sfumature del quadro si definiscono distanziandosi da esso, ma lo stesso è il risultato di un assieme di punti di colore diverso accostati. Difficile in Mozart, in quanto apparentemente scarno nella scrittura, quando invece profondo e viscerale laddove procura sgomento e tutti i sentimenti umani possibili. Studiandolo, Richter non era quasi mai del tutto soddisfatto: sapeva cosa c'era dietro ma non riusciva a far emergere un "quadro", come diceva il suo Maestro, sufficientemente vero del pensiero mozartiano? La = riviviscenza ovvero l'equivalente al massimo di appartenenza/introiezione ed espressività dell'opera? (Stanislavskij) In secondo luogo: forse per Richter l'illusione - di cui parla Malevič - poteva davvero, in qualche modo, incunearsi nel momento della resa dei conti: avvicinarsi e credere di aver capito era una illusione nel momento stesso che la percezione era a suo giudizio dissimulata, rispetto all'origine intenzione. Ciò non significa, a mio parere, che l'aspetto "debole" del Mozart richteriano (se mai ci fosse, io non lo capirei di certo) consista nel non aver toccato quei discutibili aspetti mistici o fanciulleschi, codette improvvisate come gli abbellimenti, la leggerezza scorrevole e discontinua, le sonorità a tinta pastello o da clavicordo, staccati ecc. riconosciuti come elementi "tipicizzanti" del compositore salisburghese (invero, sono in gran parte triti luoghi comuni, già peraltro superati dalla cosiddetta "prassi filologica", da molto tempo). Forse per Richter costituiva l'ennesimo, o forse l'unico enigmacriptato da risolvere, nelle maglie di una mappa di apparente semplicità, ma di fatto intangibile, sfuggente, insidiosa e misteriosa, spesso drammatica: la scrittura mozartiana. In questo senso si, penso che la semplicità del bambino possa essere l'unico paragone possibile: c'è dentro un mondo fatto di molteplici aspetti di cui l'adulto non ne è a conoscenza, non ricorda più. Emergono dei "segni" e di questi molti vanno quasi decifrati e ricomposti,  fanno parte di un complesso mondo "a parte" e incomprensibile, pur se "apparente". L'affinità per Haydn è un altro capitolo, ma anche in Mozart, a mio parere, Richter ha scolpito il suo marmo come Michelangelo"Non ha l'ottimo artista alcun concettoCh'un marmo solo in sé non circonscrivaCol suo superchio, e solo a quello arrivaLa man che ubbidisce all'intelletto...". Ci riuscì più volte, a modo suo, (s)colpendo il nostro cuore.
C.G.





↪ PS: Perché ho associato la percezione "fenomenologica" dell'arte col concetto di Stanislavskij, la "riviviscenza"? Il simbolo =  
Non mi sembrerebbe così albertino...Se nel senso filosofico possiamo intendere la "fenomenologia" - nei termini di doppia conoscenza (percezione) - tutto ciò che si presenta a noi come rappresentazione o oggettività e ne prendiamo atto, allo stesso tempo studia l'oggettualità in quanto manifestazione. Ergo: ridar-vita (riviviscenza) al "veduto" (oggetto), ovvero a ciò di cui siamo consapevoli, in quanto vediamo come ci si presenta, significa capire cosa sia in sé l'oggetto stesso come manifestazione (espressione)



📖  IL MOZART DI RICHTER  📖
Nel Blog alcuni spunti critici


Cit. Olivier Bellamy 
"Le dictionnaire amoureux du piano"

" Si Richter a tout joué ou presque, son génie a montré une limite particulière : Mozart. Comme Gould ou Toscanini, Richter est passé à côté. C'est peut-être que Mozart échappe aux puritains ! Il préfère l'amoralité d'Horowitz..."

🌟
Maurice Fleuret
↪ RICHTERIANA - Mozart joué par Sviatoslav Richter




Murray Perahia on Britten cadenzas (1966 date of compositions, ndr.) for Mozart Concerto E flat K.482: - The prospect of Benjamin Britten cadenzas sounds intriguing. Britten wrote very interesting cadenzas, I believe for a performance that Sviatoslav Richter was going to play, and whenever Richter plays that concerto, he plays the Britten  cadenzas. I think Britten was working on [the opera] Peter Grimes at the time (?, 1944 ndr.), and the cadenzas are not only beautiful, but they reflect a very creative time in Britten's life. The trouble is, they are completely inappropriate to the Mozart — completely. They are very much in the Grimes idiom, full of echoes from Grimes, and harmonically nothing to do with the Mozart, even though some of the Mozart themes are treated in some very strange form. - Couldn't you make the argument that if the piece is played by a twentieth-century pianist, perhaps Mozart's themes treated in a more contemporary harmonic setting might be fitting? Shouldn't the cadenza combine elements of both the  composer and the performer? - Well, Schnabel felt that what a cadenza should be is the performer's reflection on what the piece is about — a distillation, if you. KEYBOARD/ APRIL 1982

(Sviatoslav Richter: "...la cadenza di Britten è discutibile. La cadenza di Britten è splendida! E curiosamente, risulta che la suoni meglio dello stesso Concerto)



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