(Ai lettori, una proposta di lettura, d'ascolto...e sogno)
...leggere Pasternak, l'ascolto di Skriabin, con quel famoso accordo "a cinque piani", en délire, e le campane della Settima Sonata. Da Svjatoslav Richter...
"Una poesia di Pasternak, Richter e la sua casa in via Bol'šaja Bronnaja, al sesto piano..."
Musejon, la casa di Richter
Boris Leonidovič Pasternak
"M u s i c a" (1956)
La casa s'innalzava come torre. Per una stretta scala a chiocciola due omaccioni portavano un pianoforte come una campana su un campanile.
Trascinavano in alto il pianoforte sull'ampiezza del mare cittadino, come una tavola dei comandamenti su un altipiano di pietra.
Ed ecco lo strumento nel salotto, e la città, fra sibili e baccano, era rimasta in basso sotto i piedi, come sott'acqua al fondo di leggende.
L'inquilino che stava al sesto piano contemplò la terra dal balcone, come se la tenesse fra le mani, governandola legittimamente.
Tornato dentro, cominciò a sonare, non un pezzo qualunque di un altro, ma il proprio pensiero, un corale, il brusio d'una messa, il frusciare d'un bosco.
Lo schianto degli improvvisi portava la notte, la fiamma, un rimbombo di botti, la pioggia dirotta sul viale, un rumore di ruote, il viavai delle strade, il destino degli uomini soli.
Così di notte, a lume di candela, in cambio delle ingenuità passate, annotava il suo sogno Chopin sugli intagli neri del leggío.
Oppure, superato l'universo con un salto di più generazioni, sui tetti degli alloggi cittadini tempestava un volo di Valchirie.
O, tra crepiti e strepiti infernali, la grande sala del Conservatorio Cajkovskij scrollava sino alle lacrime con la sorte di Paolo e Francesca.
Traduzione di Angelo Maria Ripellino
(Giulio Einaudi Editore)