Anna Achmatova trovava l'ispirazione nella "Humoresque"
di Richter
di Richter
В сто первом зеркале
Встречи последних лет
[..] Accadeva spesso, subito dopo cena (a casa di Vitalij Vilenkin, ndt), con il tavolo nemmeno sparecchiato, che lei cominciasse (A.Achmatova, ndt) a leggere delle nuove poesie.
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Fra tutte le sue visite, sicuramente fino allora le sue visite non si contavano più di una o due, in una di queste vi trascorse pure la notte. Quando veniva, non succedeva quasi mai che Achmatova non chiedesse della musica, così lei diceva, "E la musica, è?"Era sufficiente il nostro misero giradischi e un disco da mettere. Alla domanda su cosa avrebbe voluto sentire, la risposta che ricorreva era: "Scegliete voi stesso" (intendendo fosse della musica classica, e se moderna fosse Prokof'ev, Stravinsky o - cosa capitava).
Ma a volte chiedeva perentoriamente Beethoven, Mozart, Bach, Schumann oppure Chopin. Generalmente, la regola era che a suonare fosse Richter. Egli era non solo ammirato come musicista, ma anche stimato come una persona di estremo interesse; spesso, al riguardo, mi chiedeva di lui, lei conosceva l'amicizia che ci legava da lunga data.
Mi è piaciuto molto guardarla in silenzio, mentre ascoltava la musica. Dal di fuori, sembrava che in lei non cambiasse nulla, però nello stesso tempo lei diveniva un qualcosa di inafferrabile, diversa: sedeva sempre semplicemente nella poltrona, forse solo un po' più dritta, appena più tesa del solito, e nei suoi occhi appariva qualcosa d'insolito, nel modo con cui guardava concentrata davanti a sé.
Una volta, dopo che avevamo ascoltato un brano di Schumann da Richter - ingannevole per il titolo Humoresque (piuttosto, sembra si tratti di uno dei più turbolenti slanci - Sturm und Drang, ndt.- del romanticismo tedesco), d'improvviso lei si avvicinò il mio taccuino e con la matita segnò a lungo qualcosa;poi staccò il foglietto e tranquillamente lo nascose nella borsa. Quando la musica finì, mi disse: "Ed intanto io ho composto un versetto". Ella, però, non me lo mostrò ed io non osai chiederglielo. In seguito più di una volta mi lesse questa poesia, sia a casa mia, sia da lei, e sempre con la sua prefazione:
Ecco quel che ho scritto sentendo la musica di Schumann: [1]
...E mi è sembrato che questi fuochi
Volassero con me fino all'alba,
E non sapevo di che colore
Fossero questi strani occhi.
E tutto palpitava e cantava intorno,
E io non sapevo se tu eri un nemico oppure amico,
E se eravamo in inverno o in estate.
Volassero con me fino all'alba,
E non sapevo di che colore
Fossero questi strani occhi.
E tutto palpitava e cantava intorno,
E io non sapevo se tu eri un nemico oppure amico,
E se eravamo in inverno o in estate.
Nel libro "Бег времени" (Tempo di esecuzione) questa poesia dal titolo Frammento, viene inclusa nel ciclo Dispari, subito dopo Musica, con dedica a Šostakovič. L'Humoresque di Schumann la riascoltai spesso su suo desiderio. La musica, insita nella poesia di Achmatova, non si può abbandonare. Per prendere il disco in cui era incisa la penultima Sonata per pianoforte di Beethoven, op.110, venne a trovarmi all'una e mezzo di notte, mentre stava rincasando dopo una serata trascorsa presso qualcuno dei suoi amici moscoviti:
"E nella penultima delle sonate ...io ti celerò con cautela".
Fu dopo il suo incontro con G.G. Neuhaus. Neuhaus, gli rivelò il sapere "tutto di questa sonata", e gli fece una grande impressione la sua esecuzione.
"E nella penultima delle sonate ...io ti celerò con cautela".
Fu dopo il suo incontro con G.G. Neuhaus. Neuhaus, gli rivelò il sapere "tutto di questa sonata", e gli fece una grande impressione la sua esecuzione.
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1] "Москва. Набережная. 21 июня 1959. Троица. (Шуман, "Юмореска", играет Святослав Рихтер)".
2] dal ciclo Versi di mezzanotte, pubbl. 1963/1964,
"Invocazione"(Arioso dolente, Beethoven op.110)
E nella penultima delle sonate
Io ti celerò con cautela.
Oh! come invocherai angosciato,
Irreparabilmente colpevole
D'essermi venuto vicino
Sia pure per un istante...
Il tuo sogno è scomparire
Dove la morte è solo un sacrificio al silenzio
© Traduzione di Valerij Voskobojnikov
Su l'ascolto di "Humoresque", in compagnia della compianta Vera Gornostaeva, si legga l'articolo di questi, Il suo nome è già un simbolo
La traduzione non-professionale dal russo di questo estratto è di CG., con l'amichevole aiuto di V.V. ed integrata con uno scritto, per l'Università di Camerino (1988), dello stesso V.Voskobojnikov.