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1° Agosto 2013 (Vladimir Ashkenazy ricorda Richter)

1° Agosto 1997 - 1° Agosto 2013
 

Vladimir Ashkenazy ricorda Richter

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A Venezia, in compagnia della sua agente e amica carissima, Milena Borromeo
..."Quando giunse la notizia della morte, nel 1997, fui purtroppo impegnatissimo e non riuscii a tornare in Russia per i funerali neppure per una serie di concerti in memoria che la moglie (Nina Dorliac) cercò di organizzare. E non potevo cancellare nulla, anche se devo dire che sono occasioni , queste, che non mi attirano particolarmente, ma mi mettono grandissima tristezza. Non aveva punti oscuri o negativi, Richter era un genio; quello che mi lasciava esterefatto, ogni volta, era la sua incredibile, tremenda determinazione, desiderio, di identificarsi con la musica che stava suonando, senza sovrapporgli nulla di proprio, cercando di creare una connessione diretta con il materiale musicale, con il compositore. Ovviamente, ogni interprete, Richter compreso, compie ciò a modo suo, attraverso la sua personalità, che ovviamente influenza questo processo. Ma la sua idea di base era questa (non è qualcosa che si sente spesso, oggi): non si tratta di filtrare la musica attraverso i propri sentimenti, ma di portare la voce di chi  l'ha scritta. Richter ha sempre cercato di fare questo, ed era assolutamente incredibile il risultato che riusciva a raggiungere attraverso l'intelligenza, la sua immensa ricchezza interiore. In conseguenza di ciò, tutto era perfetto allo stesso modo, nel pianoforte di Richter. Certo come non ricordare il suo Beethoven o il suo Rachmaninov... ma il punto è che potevi o meno esser daccordo con lui, ma non importa, perché quello che era essenziale era che Richter mandava un messaggio di grandissima forza e importanza. Non ho mai cercato di imitare il suo modo di suonare, ovviamente ognuno ha il suo, ma quello che ho imparato da Richter è proprio questo DOVERE, di capire quale fosse la volontà e le indicazione del compositore. [..] Richter, è straordinario vedere una mente così in grado, che pensa attraverso la musica e restituisce all'ascoltatore il senso del brano musicale che sta suonando, e a fare questo non sono in molti, non solo tra pianisti violinisti, gli strumentisti in generale, i direttori d'orchestra, naturalmente. Oserei dire, che quelli come Richter in grado di dirci cose così grandi, essenziali per la nostra vita, si contano sulle dita di una mano."

[..]

Tratto da un'intervista telefonica di Andrea Ottonello a Vladimir Ashkenazy per un programma  trasmesso da Rai Radio Tre . Titolo: "Sviatoslav Richter: voci e memorie" (Maestri Cantori). 2013

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